Lo abbiamo ripetuto tante volte: siamo fatti di diverse parti, siamo frammentati in miriadi di minuscoli io.
Ogni giorno, più volte al giorno, ci accadono cose. Di esse pensiamo: è un evento fortunato, o sfortunato. L’incontro è andato bene, il pranzo è andato male. Il traffico, malissimo. Il film, bello. Il male al ginocchio, terribile. La musica, meravigliosa. E così via.
Può essere utile, per l’osservazione e la conoscenza della propria macchina, porsi tre domande, ogniqualvolta ci sorprendiamo a pensare è andata bene, è andata male:
- Cosa in me (quale centro, quale caratteristica) ha valutato la situazione?
- Che cosa quella parte desiderava o si aspettava?
- E perché?
Osservandosi come un estraneo, come uno scienziato, come un extraterrestre piombato qui da poco. Non dire: “Bè, naturale che preferisca non avere mal di testa piuttosto che averlo”. Ma domandarsi cosa in me preferisce non averlo, e quali sono le ragioni profonde.
In breve tempo si avrà una mappa delle parti che sono più attive in noi, e di che cosa sono impegnate a fare tutto il giorno.
Per osservare veramente la macchina, occorre che al lavoro ci sia qualcosa oltre la macchina.
In bocca al lupo.
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