A volte penso che una delle cose più difficili da comprendere per chi non è in una scuola è in cosa consista la consapevolezza. La vedo continuamente scambiata per attributi che non fanno parte di essa, ma sono piuttosto sintomi di una ‘macchina disciplinata.’
Ricordo che era così anche per me. Fino a che, qualche tempo prima di decidermi a partecipare a questa scuola, non ebbi un violento litigio (Ne ho scritto nel mio libro Questione di Presenza).
Nel bel mezzo del litigio, mi ritrovai catapultato in uno stato di consapevolezza molto alto. Com’era possibile? Non stava scritto su tutti i libri che la negatività è il nemico numero uno della consapevolezza?
A parte le considerazioni su come questo sia potuto accadere, di cui parlo ampiamente nel libro, voglio sottolineare qui il mio senso di incredulità, di: “Questo non è possibile, non dovrebbe essere così”, dovuto al dominio femminile. Mi era stato detto che negatività e presenza sono incompatibili e io, senza verificare, avevo accettato questo concetto - ma quando si accetta senza verifica, esattamente come quando si respinge senza verifica, non si è capito, si crede a un foglietto di istruzioni invece che obbedire alla realtà, si è immersi in un mare di malintesi e incomprensioni.
La difficoltà dello stato chiamato centro magnetico - ovvero lo stadio di chi cerca la consapevolezza, avendone assaggiato e riconosciuto, sebbene confusamente, il sapore - è l’essere, per così dire, bendati; non avere una direzione certa. Si cerca qualcosa che non ha nome, né contorni definiti. Oppure si è concentrati sullo sfuggire a qualcosa che si ritiene sgradevole o umiliante, come il non essere capace di comportamento coerente, di concentrazione, di amore, essere prigionieri di certe ansie o paure.
Se vediamo qualcuno che ci sembra libero da queste ansie o paure, o si comporta in modo che ci sembra più coerente o efficiente, attribuiamo questo migliore comportamento a una consapevolezza superiore.
È vero che molte manifestazioni ignobili, meschine, o semplicemente incoerenti, sono incompatibili con la consapevolezza. Ma non è in esse che la consapevolezza risiede. E non è in azioni esterne che essa può essere individuata e riconosciuta. È uno stato, per definizione invisibile.
È tipico di molte persone, anche lettori di questa pagina, attribuire ad esempio l’essere di Gurdjieff a delle particolarità del tutto meccaniche, e che niente hanno a vedere col fatto che fosse diventato un uomo conscio; costituendo anzi un ostacolo, una forza contraria nel suo percorso verso la consapevolezza. Il suo carisma, la sua efficienza, persino in parte il suo autocontrollo, tutto ciò per cui Gurdjieff viene spesso ammirato ed emulato, sono dettagli in parte appartenenti a un certo tipo di macchina, di cui possiamo vedere centinaia di esemplari attorno a noi; e in parte a discipline a cui quella macchina è stata sottoposta. La differenza è che nel suo caso questa macchina venne inondata dalla luce della consapevolezza. Abbiamo scritto diverse volte che il lavoro di disciplinare la macchina e quello di essere consapevoli sono come due circonferenze che si toccano appena, ma fondamentalmente appartengono ad ambiti diversi.
Come ha detto molto tempo fa il mio maestro, un momento chiave per il raggiungimento e consolidamento dei Centri Superiori fu per Gurdjieff il tremendo incidente stradale che gli capitò in Francia. Immobilizzato, prigioniero del dolore, pieno di fratture, non potendo fare altro, lo costrinse a utilizzare in modo sacro la tremenda energia meccanica che si trovava a possedere. Lo stesso sacro utilizzo delle energie lo troviamo in Ouspensky, specialmente nei suoi ultimi anni di vita, quando la smise di essere intellettuale e coerente, e apparì pazzo a molti. Eppure per tanti è difficile concepire che queste due macchine così diverse, rappresentate nei libri di Ouspensky un po’ come Sherlock Holmes e il Dottor Watson - in modo assolutamente premeditato e narrativamente efficace - siano entrambe pervenute al consolidamento dei Centri Superiori.
Di cosa è fatta la consapevolezza, allora? Apri gli occhi, adesso. Guarda al di là di questo schermo. Ci sono oggetti, colori. Percepisci i rumori dell’ambiente. Senti che esisti, ora. Questo è un miracolo. Mantieni, mentre leggi, il senso di Io sono qui.
Comentários