Chi conosce un po’ di teoria musicale sa che un’ottava è la distanza tra due note uguali - per esempio da un DO a un altro DO a questo immediatamente superiore o inferiore. Il suono è creato da vibrazioni. Più la vibrazione è intensa e veloce, più una nota è percepita come acuta. Se la vibrazione del primo DO è, poniamo, 1000, quella del DO immediatamente superiore sarà doppia =2000. In questo caso la scala è ascendente: do - re - mi - fa - sol - la - si - do. Se la scala fosse discendente (do - si - la - sol - fa - mi - re - do), ci porterebbe al DO immediatamente inferiore, con la metà di vibrazioni (500, nel nostro esempio). Gurdjieff disse che la scala maggiore musicale è una rappresentazione molto antica di una legge oggettiva: la legge dell’ottava, che si riferisce a tutti i processi di trasformazione - evoluzione e involuzione. Le sette note non rappresentano distanze uguali. In particolare ci sono due intervalli (mi-fa e si-do), dove la distanza tra le note è fortemente inferiore, circa la metà delle altre - che pure sono leggermente disuguali tra loro. In musica, si dice intervallo la distanza tra due note qualsiasi. Nel linguaggio della quarta via, ‘intervallo’ indica specificamente questa distanza anomala che si trova tra le note mi-fa e anche si-do. Perché è così importante questa complicata descrizione di note? In che modo ci riguarda? Perché i due intervalli mi-fa e si-do rappresentano i punti in cui un’ottava - un processo - si interrompe o devia. In questo senso gli intervalli sono responsabili delle diete che non abbiamo portato a termine, delle lezioni di piano e di lingue straniere che abbiamo interrotto. Ma anche, su scala più piccola, del pensiero che abbiamo lasciato a metà, dei piatti nel lavandino che abbiamo dimenticato di lavare o, su scala più grande, delle religioni che dal predicare amore si sono trasformate in fanatismi e sono giunte a uccisioni e sterminio.
L’illustrazione è uno schema che lo stesso Gurdjieff presentò ai suoi allievi. Potete vedere che ad ogni intervallo mi-fa e si-do la linea di azione devia. Il risultato è una linea spezzata, che invece di proseguire dritta verso lo scopo, dopo vari intervalli tende piuttosto verso la direzione contraria. Possiamo leggere le parole di Gurdjieff, che comincia a descrivere la legge così come la si avverte psicologicamente:
“Dopo un certo periodo di attività energica, di emozione intensa o di comprensione giusta, una reazione interviene, il lavoro diviene noioso e trascurato, momenti di stanchezza e di indifferenza appaiono nel sentimento; invece di pensare rettamente, si cercano dei compromessi; si sopprimono o si scartano i problemi difficili. La linea però continua a svilupparsi, ma non più nella stessa direzione dell'inizio. Il lavoro diventa meccanico, il sentimento sempre più debole, si abbassa al livello degli avvenimenti abituali di ogni giorno. Il pensiero diventa dogmatico, letterale. Tutto si svolge così per un certo tempo, poi vi è di nuovo una reazione, un arresto, una deviazione. Lo sviluppo della forza può proseguire ancora, ma il lavoro che era stato cominciato con ardore ed entusiasmo è diventato una formalità obbligatoria ed inutile; numerosi elementi estranei sono entrati nel sentimento: considerazione, oppressione, irritazione, ostilità; il pensiero gira in cerchio, ripetendo ciò che già sapeva e ci si smarrisce sempre di più. Lo stesso fenomeno si ripete in tutte le sfere dell'attività umana. In letteratura, scienza, arte, filosofia, religione, nella vita individuale e soprattutto nella vita sociale e politica, possiamo osservare come la linea di sviluppo delle forze devia dalla sua direzione originale e, dopo un certo tempo, va in una direzione diametralmente opposta, sempre conservando il nome di prima. Uno studio della storia intrapreso da questo punto di vista rende palesi i fatti più strani, ma ‘l’umanità meccanica' non desidera notarli. Forse gli esempi più interessanti di tali cambiamenti di direzione nella linea di sviluppo delle forze possono essere trovati nella storia delle religioni, soprattutto nella storia della religione cristiana, se la si studia imparzialmente. Pensate quanti giri ha dovuto fare la linea di sviluppo delle forze per andare dall'amore predicato dal Vangelo fino all'Inquisizione; per andare dagli ascetici dei primi secoli, che studiavano un cristianesimo esoterico, agli scolastici, che calcolavano quanti angeli potevano stare sulla punta di un ago.“
Un modo per verificare la legge di ottava è provare a portare a termine qualche processo, e osservare il suo svolgimento dall’inizio alla fine per vedere se ci sono dei momenti nei quali l’energia si arresta - gli intervalli. Col tempo si scoprirà che i due intervalli mi-fa e si-do hanno ciascuno un proprio ‘sapore’ peculiare: il primo si può avvertire come uno smarrimento, un perdere la strada, un venir meno delle energie. Il secondo, invece, ha la caratteristica peculiare di presentarsi come l’illusione che il processo sia terminato, mentre c’è ancora da fare per chiuderlo. Un esempio: Durante un trasloco, devo svuotare diversi scatoloni e mettere oggetti e libri negli scaffali. Si tratta di un’ottava ascendente, dove il risultato sarà superiore al punto di partenza. All’inizio (do - re - mi), tutto procede magnificamente. Ho energia, sono felice della mia nuova stanza. Arriva un punto, però, diciamo dopo tre ore di lavoro, in cui mi accorgo che il processo sarà più lungo di quanto mi fossi aspettato; e io sono più stanco di quanto avessi creduto. Ho un momento di smarrimento. Mi accorgo che non sto più mettendo via i libri con cura, badando al miglior risultato estetico: adesso voglio solo finire e comincio a buttarli sugli scaffali a casaccio. Mi accorgo dell’intervallo (mi-fa) e decido di prepararmi un caffè e qualcosa da mangiare. La pausa mi dà energia e presto ricomincio con il vecchio entusiasmo (fa-sol-la-si). È sera. Ho finito. Sono contento. Faccio una doccia e mi concedo un bicchiere di vino, seduto sul pavimento della mia stanza nuova nuova. E lì mi accorgo che uno degli scatoloni è ancora pieno. Non ho finito. C’è ancora il si-do. Decido di chiamare un amico, gli racconto della mia delusione e stanchezza. Parlargli mi fa bene; lui anzi mi dice che farà un salto da me e metteremo a posto l’ultimo scatolone insieme. Quello che è successo è che durante gli intervalli dell’ottava di mettere a posto i libri, ho inserito altre forze esterne che sono venute a incidere sui punti deboli. La prima - il caffè - di natura istintiva; la seconda - la telefonata - di natura emozionale. Secondo il linguaggio di Gurdjieff, questi due momenti hanno agito come ’shock addizionali’, superando gli intervalli, impedendo all’ottava di bloccarsi e portandola a termine.
Concludiamo con queste parole di Gurdjieff: "La legge dell'ottava spiega parecchi fenomeni della nostra vita, che altrimenti sarebbero incomprensibili. Il primo è il principio della deviazione delle forze. Il secondo, il fatto che nulla al mondo resta sempre allo stesso posto o rimane ciò che era; tutto si muove, tutto si sposta, cambia, e, inevitabilmente sale o scende, si rinforza o si indebolisce, si sviluppa o degenera, vale a dire si muove su una linea d'ottava o ascendente o discendente. E il terzo è che nello sviluppo stesso delle ottave, ascendenti o discendenti, si verificano costantemente delle fluttuazioni, delle crescite e decrescite."
Soffermiamoci per un momento sul secondo principio, che smaschera una delle illusioni più frequenti. Non esiste un moto rettilineo uniforme in natura che garantisca un mantenimento. Gli sforzi minimi, per mantenere uno stato di cose esistente, danno risultati negativi. O si cresce o si decresce. Se non si fanno sforzi extra per migliorare in qualcosa, si peggiorerà.
Ancora Gurdjieff: "Nulla può svilupparsi restando al medesimo livello. La salita o la discesa sono la condizione cosmica inevitabile di ogni azione. Noi non comprendiamo e non vediamo ciò che avviene intorno a noi e dentro di noi, sia perché non teniamo mai conto della inevitabilità della discesa quando non c'è salita, sia perché prendiamo la discesa per una salita. Queste sono due delle cause fondamentali delle nostre illusioni su noi stessi. Non vediamo la prima, perché pensiamo sempre che le cose possano restare a lungo sullo stesso livello; e ignoriamo la seconda, perché le salite, là dove noi le vediamo, sono in realtà impossibili, così impossibili come lo sviluppo della coscienza con dei mezzi meccanici. "Avendo imparato a distinguere le ottave ascendenti e discendenti nella vita, dobbiamo imparare a distinguere salita e discesa nelle ottave stesse. Qualsiasi lato della nostra vita si consideri, possiamo vedere che niente può restare uguale e costante: dappertutto e in ogni cosa continua un’oscillazione simile a quella di un pendolo, ovunque e in tutte le cose le onde si sollevano e ricadono. La nostra energia, nell’una e nell’altra direzione, aumenta all’improvviso, poi si affievolisce altrettanto rapidamente; i nostri umori ‘migliorano’ o ‘peggiorano’ senza alcuna ragione apparente; i nostri sentimenti, desideri, intenzioni, decisioni, tutto passa di volta in volta per dei periodi di ascesa o discesa, tutto si rinforza o si indebolisce. Vi sono nell’uomo forse centinaia di pendoli in movimento. Queste salite e queste discese, queste fluttuazioni dei nostri umori, dei nostri pensieri, sentimenti, energie, determinazioni, corrispondono sia ai periodi di sviluppo delle forze da un intervallo all’altro, sia agli intervalli stessi.”
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