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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

Il centro di gravità

Gurdjieff si esprimeva con un’intelligenza pratica che arrivava al cuore delle questioni in modo molto diretto. Una delle sue espressioni, ‘centro di gravità’, mi ha sempre colpito, fin dalla prima occasione in cui l’ho incontrata.

In generale, si dice centro di gravità la causa comune che sta sotto a una serie di fenomeni apparentemente non correlati - questi gravitano attorno alla causa. Potremmo dire con un esempio semplificato che se ho mal di schiena, mi sento spesso stanco, ho troppa pancia, difficoltà di respiro, il fegato appesantito, il centro di gravità di questa situazione è che mangio troppo (e, forse, che un centro di gravità dietro a questo primo centro di gravità è un atteggiamento di eccessiva indulgenza istintiva).

Nella quarta via l’espressione è spesso usata per definire quale parte di uno dei centri inferiori (istintivo, motorio, emozionale, intellettuale) è quella dominante in un individuo - ovvero quella che prende decisioni e percepisce a modo suo, attraverso le sue capacità e limitazioni, la gamma di ‘lunghezze d’onda’, per così dire, alla sua portata.

Come molti sanno, nella nostra scuola definiamo queste parti con i nomi delle carte da poker - re di cuori, regina di fiori, e via dicendo. Nel semplice esempio di prima, se il mio centro di gravità è nella regina di fiori, ovvero nella parte emozionale del centro istintivo, sarà difficile per me non esagerare col cibo. Questa parte della mia essenza mi domina, e produce una serie di effetti ed eventi nella mia vita, molto più profondi di quello che potrebbe apparire a prima vista, arrivando a condizionare il mio mestiere, il luogo in cui vivo, il mio modo di vestire, le mie abitudini di vita, la persona con cui ho una relazione, le mie opinioni, il modo in cui comprendo un testo come questo, in cui reagisco a qualsiasi stimolo, e molto altro ancora.

Come dice la quarta via, il centro di gravità è interamente meccanico negli uomini definiti 1, 2 e 3. (Istintivo-motori, emozionali, intellettuali). Ouspensky disse che a questo livello non si può nemmeno parlare di psicologia, ma di meccanica, tanto sono prevedibili e senza scampo le reazioni alle cose che abbiamo.

Tutti gli uomini nascono necessariamente 1, 2 o 3. Diventano 4 quando acquisiscono un centro di gravità permanente, ovvero un modo diverso di percepire e decidere, che non fa parte dell’eredità meccanica - biologica e culturale - ma nasce in un lavoro di scuola e va a permeare qualsiasi azione, percezione, decisione: dal tipo di bicchieri in cui si beve, al luogo dove si vive; dalla propria condotta nei piccoli dettagli alle grandi decisioni.

Come abbiamo fatto rilevare in recenti post, quando si obietta a un esercizio, ciò significa che manca un centro di gravità permanente. La scelta non viene fatta dalla parte che vuole lavorare a tutti i costi (il Maggiordomo) ma da uno o l’altro dei nostri molti io, a loro volta prodotti da uno o l’altro dei quattro centri inferiori, e principalmente dal centro di gravità.

Diversi decenni fa lessi il bellissimo Storia di Milarepa. Milarepa era all’inizio della vita un mago molto potente, temuto da tutti per la sua capacità di uccidere a distanza, generare tempeste distruttrici e così via. Ma si accorse che questi suoi poteri non avevano nulla a che vedere con lo sviluppo spirituale e quindi si mise alla ricerca di un vero maestro. Incontrò Marpa, che era il maestro più sgradevole e antipatico che ci si possa immaginare. Questi lo tormentò sempre, dapprima rifiutandosi ripetutamente di prenderlo come allievo; e in un secondo tempo gli fece costruire una casa dove Marpa sarebbe andato ad abitare. Quando Milarepa, dopo tantissimo lavoro, lo portò a vedere la casa, non gli piacque per niente e gli disse di rifarla da capo - e questo più volte. Milarepa, che aveva un centro di gravità permanente, non si lasciò mai dissuadere dall’irragionevolezza del maestro, che del resto era destinata proprio a far uscire allo scoperto le parti che si ribellano, che hanno la propria opinione, che pensano ai loro vantaggi - tutte meccaniche e tutte destinate a scomparire se davvero ci si vuole svegliare. Costruì e ricostruì e ricostruì secondo le indicazioni del maestro, senza badare ad altro, senza desiderare riconoscimenti, senza negoziare, protestare, opporre il suo punto di vista. Marpa voleva sollecitare quella parte che voleva seguirlo a qualsiasi costo, eliminando qualsiasi obiezione, contro ogni logica - e ci riuscì. Milarepa ne uscì un uomo nuovo, purificato, liberato dai suoi propri ‘io’.

Il mio maestro è altrettanto radicale, dichiarando che se non siamo impegnati a svegliarci, allora siamo occupati nel mantenerci addormentati. Non esiste zona grigia, terra di mezzo. Non esiste azione che non provochi né risveglio né sonno: o l’uno, o l’altro.

Un altro modo in cui mi sono abituato a usare il concetto di centro di gravità è quello di baricentro, punto da dove si originano le manifestazioni di una persona. Questo punto di origine, se si osserva la cosa oggettivamente e non ci si lascia distrarre da dettagli fuorvianti, può provenire da un numero limitato di posti:

- Il livello meccanico dei molti io, dei centri, del centro di gravità meccanico

- Il livello del maggiordomo, dello sforzo di lavorare, più o meno maturo, più o meno formato

- Il livello della controparte emozionale del maggiordomo, da noi chiamata nove di cuori: la parte che comprende l’importanza di cambiare la propria vita e sprona a agire in un certo modo e a continuare (anche quando Marpa dice capricciosamente: questa casa non mi piace per niente, rifalla).

- Il livello del centro emozionale superiore, mondo 12, consapevolezza

- Il livello del centro intellettuale superiore, mondo 6, consapevolezza ancora più profonda e oggettiva.

Ogni parola, ogni azione, ogni manifestazione di ogni uomo deve provenire da uno o l’altro di questi livelli.

Il 99,9% delle manifestazioni umane - nobili e ignobili, stupide e intelligenti - appartiene al primo; gli altri sono fenomeni di scuola.

Si può arrivare a riconoscere la voce di tutte queste parti, in dettaglio: da quale centro, da quale parte di centro, da quale caratteristica e tipo di corpo la persona sta parlando o si sta manifestando. E non importa se le parole sono ‘corrette’, se cita a proposito Gurdjieff. Se lo sta facendo dal livello dei molti io, sta propagando il sonno. Al contrario, se usa un vocabolario diverso, o se tace, ma dal suo essere emana un mondo superiore, allora sta propagando consapevolezza. E sarà sempre possibile riconoscerla e collegarsi - la presenza in noi può riconoscere la presenza in altri. Per questo, quando mi viene indicata una certa persona che parla di quarta via, o di consapevolezza, tutto quello che faccio per valutarla è leggere due paragrafi, o guardare un minuto di filmato - e concentrarmi non sulle parole, ma sul centro di gravità, sul luogo da dove provengono, la parte dell’essere da cui emanano. Non c'è cosa più rara di un essere umano che si esprima dai centri superiori.

Ricordo una volta che entrai in una biblioteca per ripararmi da una pioggia improvvisa, e decisi di spendere la mia mezz’oretta d’attesa leggendo - chissà perché mi venne proprio quell’io - una pagina a caso da un libro a caso. Mi imbattei nelle Confessioni di Sant’Agostino, con una smorfia delusa, poiché pensavo che lì non ci fosse proprio nulla per me. Ma avevo deciso, e quindi lessi. E invece, a dispetto del vocabolario estraneo che Agostino utilizzava mi fu chiaro, senza ombra di dubbio, che quell’uomo stava praticando esattamente lo stesso lavoro che anch’io tentavo di fare - lo comprendevo in modo indubbio, fin nei dettagli. (Un paio d’anni dopo il mio maestro lo segnalò come uomo conscio).

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