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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

Atteggiamenti

Uno dei miei episodi preferiti della vita di Gurdjieff, che cito spesso, è quello che lo vede venditore di tappeti, quando incontra la donna che voleva sempre sconti. Le mostrò un tappeto, le disse il prezzo - 1000. E quella: “400!”. Gliene mostrò allora uno da 400. “150!” Eccone uno meraviglioso da 7000”. “2500!” E così via.


A quel punto Gurdjieff sussurrò allo studente che gli stava vicino: “Stai attento ora”, e disse alla donna:

“2500, ha detto? Facciamo così, signora. Per 2500 le offro non solo questo tappeto, ma l’intero negozio.”


Sia la signora che lo studente rimasero per un attimo sbalorditi dall’offerta così palesemente sproporzionata. Lei, però, dopo due secondi a bocca aperta, disse:1700!”, perdendo così l’opportunità. Gurdjieff, sorridendo, rimise a posto i tappeti e la salutò.


Poiché era presente, aveva visto l’ovvio: che quella donna non avrebbe rinunciato a contrattare per nessun motivo, a nessuna condizione. Era obbligata a farlo dai suoi atteggiamenti.


Cosa la spingeva a farlo, in modo così certo che Gurdjieff poteva arrischiarsi a quella folle offerta? Difficile dirlo senza averla conosciuta. Forse aveva sviluppato un rapporto di avidità col denaro: oppure il sentirsi in competizione nutriva la sua vanità attraverso un senso di potere ed efficienza; o magari non faceva che ripetere una sequenza che aveva visto agire dalla madre, dal padre. Il punto è che agiva da una parte molto piccola, limitata e prevedibile del suo essere. Una parte di un centro che si attivava a comando, e da cui non sapeva né voleva uscire.


Le parti dei centri inferiori di cui ogni essere umano è dotato sono 72. 72 utensili che - senza scomodare esperienze spirituali o mistiche, ma semplicemente il condurre le proprie faccende quotidiane - dovremmo saper usare al momento opportuno, per lo scopo specifico del momento. Un ventaglio di organi percettivi, ciascuno specializzato in un aspetto della realtà. Ma ne usiamo sempre i soliti due o tre, anche a sproposito, quando servirebbero ben altri strumenti.


Ognuno di questi 72 (I “72 credi”, scrisse Hafiz, denotando come per noi queste percezioni diventino come una religione verso la quale si ha un’adesione fanatica), ha il suo approccio al reale. Usando solo quello, ci si convince di vedere, mentre si è ciechi.


Ricordo, da bambino, sfogliando le cosiddette ‘riviste femminili’ di mia madre c’erano molti articoli su prodotti cosmetici. La sezione era sempre intitolata ‘Bellezza’ e già allora trovavo buffo e estremamente fuori luogo questo termine, come se una crema potesse influire su qualcosa di sacro e figlio di proporzioni ed energie divine come la bellezza. Più avanti mi sono abituato a leggere in altre riviste più ‘scientifiche’ che la bellezza è simmetria e, ancora una volta, ho visto come il centro motorio, anzi una piccolissima parte del centro motorio si è impadronita di un concetto che proprio non ha speranza di afferrare.


Ancora più di recente ho visto, attraverso chirurgia estetica e simili, il desiderio di uniformare il proprio volto, il proprio corpo, a qualcosa che si è trovato attraente in qualcun alto, nuovamente con l’effetto di alterare proporzioni divine sostituendole attraverso un copia e incolla, con risultati grotteschi, alla comprensione troppo limitata di alcuni medici.

Provate a ricercare qualche statua moderna - non astratta, ma figurativa.


Osservate come ci sia qualcosa che manca, che invece esisteva in Grecia, o nel Rinascimento. Questa cosa è la bellezza. Per poter essere afferrata, ci vuole di più che non un pigro uso di qualche nostra parte. Attraverso questo esercizio di osservazione potrete vedere diversi limiti della nostra epoca. Ogni epoca, ogni cultura, ogni individuo, ha dei punti ciechi, degli elementi che proprio non può vedere a meno che non incappi in un aiuto esterno.


Le parti dei centri che sono attive in me in questo momento determineranno cosa comprendo di questo testo. Posso osservarle, vedere come influiscono sulla comprensione. Posso vedere, ad esempio, se si ripetono. Osserverò che, magari, ho sempre io opposti rispetto a qualcosa che leggo. Osservandone la frequenza, vedrò che questi sono indipendenti dal testo - infatti li ho sempre. Sono in me, non nelle parole che leggo. Potrò allora espandere la gamma degli strumenti in uso e abbracciare di più di quello che la realtà contiene.


Se, dopo un lungo lavoro su come uso i centri, sarò riuscito a espandere il modo con cui abbraccio la realtà, sarò più evoluto spiritualmente? No. Avrò però eliminato alcuni ostacoli, e a livello umano e pratico sarò in grado di condurre una vita più sana, o dovrei dire meno folle. Da questo nuovo punto di vista sarà meno improbabile che un Angelo scenda un attimo ad accarezzarmi la fronte.

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