Questo post prova a rispondere alla domanda di Antonio Materdomini.
Ouspensky nel libro "La Quarta Via: "Finchè esiste l'Assoluto, devono esistere tutte le altre cose; esse non hanno il diritto di morire. Anche se muoiono, vengono continuamente ripetute e questo finché esiste l'Assoluto". Quindi se siamo dormienti, le nostre vite si ripeteranno sempre identiche?
C'è un bellissimo libro di Rodney Collin che si intitola "Influenze Celesti", in inglese il titolo originale è 'La Teoria delle Influenze Celesti', ma in italiano il concetto di teoria è stato eliminato.
Si tratta però appunto di una ‘teoria’ che in base al sistema, mette in relazione mondi a livelli diversi, fino ad arrivare a quello delle Influenze Celesti e all’Assoluto.
Quando penso a scale tanto grandi come l'Assoluto che per me sono ancora appunto 'teoriche', faccio l'esercizio – ispirato dalla lettura di questo testo - di provare a rapportarle a scale più piccole di cui posso avere una comprensione o una verifica diretta.
Pensando al concetto che finché esiste l'Assoluto devono esistere tutte le altre cose, mi figuro un corpo umano e per esempio delle cellule della pelle. Finché il corpo vive, le cellule esisteranno e continueranno a ricambiarsi mantenendo la continuità del corpo. Perché fanno parte di esso.
Noi siamo parte dell'Assoluto e finché esso esiste, esistiamo anche noi. Il sistema suggerisce che l’uomo numero quattro si svegli attraverso un ciclo di vite, che anche Platone voleva fossero 9, come i mesi di normale gestazione di un bambino. Di questo argomento abbiamo già scritto in passato.
Ma una cosa deve essere chiara: i centri inferiori non potranno mai capire cosa sia l’Assoluto e in che modo si verifichi la ricorrenza e il ripetersi delle vite. Le scale sono troppo distanti. Possiamo forse averne un’idea e, se siamo molto fortunati, un qualche tipo di comprensione in un momento di terzo o quarto stato. Ogni altra speculazione sarebbe mentire.
Nella mia comprensione, la domanda di Antonio ne contiene diverse. In questo ciclo di vite, la nostra esistenza sarebbe sempre uguale a se stessa? O la ricorrenza delle nostre vite implica un qualche tipo di cambiamento, in peggio o in meglio?
Se parliamo sulla scala delle vite, sono in difficoltà a trasferire la mia esperienza. Conosco quel che dice il Sistema e quel che dice il mio Maestro, ma è più o meno quello che potreste trovare sui libri, a cominciare da Influenze Celesti.
Allora, faccio di nuovo l'esercizio di portare la domanda su una scala più vicina e di pensare alla scala di una vita. Anche qui esiste la ricorrenza. Ci sono situazioni che nella nostra vita sono delle costanti. Facciamo sempre così, o ci succede sempre così. Mi trovo oggi di fronte alla stessa scelta di molti anni fa. Il mio secondo matrimonio sta finendo come il primo. Mi innamoro sempre di persone sbagliate. Quando mi arrabbio così, agisco senza riflettere e finisce nello stesso modo. Usando il concetto di ottava, potremmo dire che le nostre vite arrivano a trovarsi periodicamente di fronte allo stesso tipo di intervalli.
Osservando bene, noteremo che alcune di queste situazioni ricorrenti rimangono tali e quali, altre cambiano. Se ci lavoriamo sopra davvero, di solito cambiano in meglio.
Un uomo che fa un sincero lavoro su di sé, non è del tutto dormiente.
È un po’ come se stessimo risalendo una strada che sale a spirale su un colle. Il purgatorio di Dante. Si ripassa dalla stessa parte ma ogni volta un po' più in alto, per cui la prospettiva è diversa. E cose che non riuscivamo a vedere o fare prima, a un certo punto le guardiamo quasi dall'alto e possiamo affrontarle con maggiore consapevolezza.
Intuisco che anche la ricorrenza delle vite possa avere un andamento analogo. Essere ‘identica’ nello stato meccanico, ma ‘salire’ verso l’Assoluto qualora si crei della consapevolezza. In ogni momento, la Presenza ci avvicina alla vetta del colle e, a ogni giro di questa come forse di altre vite, continuiamo a salire.
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