Ho scritto recentemente della legge d’ottava e di come sia possibile vedere il cosmo come una serie di linee d’azione che si intersecano, interrompendosi, influenzandosi o al contrario proseguendo laddove si sarebbero fermate. Un universo di azioni che cozzano l’una con l’altra creando eventi e processi.
Niente è isolato. Se qualcosa esiste, è il frutto di una lunga catena di eventi; se qualcosa viene pensato o agito ora, sarà un passo verso una futura lunga catena di eventi. Non esiste azione, decisione, pensiero, percezione che non sia connessa a una lunghissima collana di eventi passati e futuri.
Ricordo un racconto di fantascienza letto da bambino che cominciava con un ragazzino davanti alla vetrina di un negozio di biciclette. Ne voleva una, ma il padre decise di non comprargliela. Questo evento scatenò altri eventi, che scatenarono altri eventi , che portarono alla rovina economica di quella nazione. Qualche mese dopo, nonostante la terribile crisi, il padre si decise a comprare quella stessa bicicletta e attraverso una nuova lunga catena di eventi e conseguenze l’economia rifiorì.
Per scegliere un esempio meno ‘capitalista’, posso dire che sono sempre affascinato da quelle viuzze che spesso si trovano nelle città piccole, dove per qualche centinaio di metri, davanti a ogni abitazione, c’è un bellissimo rigoglio di piante e fiori, a rendere straordinarie persino le case più banali. Queste meraviglie sono cominciate con qualcuno che un giorno ha pensato di mettere fuori una piantina e curarla. Un piccolo pensiero che ha prodotto nel tempo una valanga di bellezza.
Qui in India c’è poca cura per l’estetica delle case e per la loro manutenzione, e posso osservare l’esempio contrario: i muri scrostati e calcinacci del mio vicino mi dissuadono dal migliorare la mia parte, e ben presto tutta la strada si trova in uno stato miserevole. La stessa cosa si può dire per il comportamento nel traffico, o per la puntualità, o il rispetto per la verità e per la parola data: lasciar cadere per una volta uno di questi valori significa aprire la strada a una voragine: e, al contrario, agire in modo virtuoso in un ambiente negativo può essere l’inizio di un processo di guarigione dalle conseguenze enormi.
Così è l’imitazione. Ciò che è fatto da uno, verrà fatto da un altro. Ciò che è fatto una volta, verrà fatto più volte. Aristotele disse che siamo ciò che facciamo ripetutamente. Anche se non lo so, la sigaretta che decido di fumare per la prima volta, stabilisce un’abitudine che rimarrà con me forse tutta la vita; quella che decido di non fumare dopo aver preso l’abitudine può segnare l’inizio di un cambiamento.
Da questo punto di vista, non esistono piccole cose e grandi cose: sono tutte grandi, poiché non è possibile immaginarne le conseguenze. (Accennerò soltanto alla storia, solo parzialmente vera ma esatta come principio, che mi raccontò una tassista negli Stati Uniti e ho già riportato più volte, di uno zoo dove si era rotta la porta della gabbia delle scimmie e decisero di non aggiustarla perché tanto queste erano innocue; ed esse aprirono la gabbia delle tigri).
L’intero declino delle civiltà e il suo generale regresso (la stessa idea di progresso è una illusione figlia di questo regresso) sono il prodotto di questo effetto di concatenazione a valanga. Ogni singolo passetto viene visto come innocente e insignificante, piccolo, ignorando la somma degli eventi che lo hanno preceduto e la strada che apre ad altri che seguiranno. Non si mente mai soltanto una volta: si segna un inizio.
Spesso queste innovazioni discendenti sono viste soltanto nel loro aspetto vantaggioso, poiché rendono la vita più semplice e veloce. Acquisiamo un gusto per cibi veloci ma non sani, a modi di lavorare efficienti ma non accurati, a strumenti rapidi che con l’apparenza di regalare libertà, obbligano invece a scelte molto rigide proprio perché ci semplificano la vita.
Sto usando molti social media al momento per promuovere una mia attività, e sono meravigliato di fronte alla immensa facilità d’uso degli odierni programmi per produrre video o annunci. Posso fare cose in un’ora che anni fa avrebbero richiesto diversi giorni. Ma più questi sono veloci, più spingono a scelte quasi obbligatorie che alla fine uniformano tutti i messaggi e li fanno assomigliare; la qualità viene sacrificata a favore della velocità, sono apparentemente libero di usarli come voglio, ma di fatto sceglierò sempre la soluzione veloce, poiché altrimenti il mio lavoro non sarà economicamente vantaggioso. Il mio prodotto sarà così piuttosto omogeneizzato e privo d’anima. Questo processo non è casuale e risponde a leggi.
Abbiamo ripetuto tante volte che non esistono azioni (o pensieri) innocenti. Ognuno ci innalza o ci abbassa. Facciamo quello che facciamo, diciamo quello che diciamo, pensiamo quello che pensiamo, soltanto perché siamo annebbiati da un sonno profondo e non vediamo che ci saranno conseguenze.
Quando si parla poi di Stato, di essere presenti o meno, un’azione non porta semplicemente a una catena di azioni, ma a mondi diversi, in cui si aprono possibilità diverse e si è sotto leggi diverse.
Se sono nello stato di immaginazione, immerso nei molti io, allora sarò soggetto alla legge dell’accidente. Le mie azioni non porteranno a nulla, saranno travolte dall’imbattersi con eventi casuali. Nessun controllo, nessuna direzione o scopo è possibile. È per questo che Gurdjieff disse che l’uomo non può fare.
Se dalla personalità entro nel mondo dell’essenza, sempre meccanico ma a un livello superiore, allora sarò soggetto alle leggi del mio tipo, incontrerò il mio destino meccanico.
Se mi sveglio, anche per un momento, posso avere percezioni che sono reali e prendere decisioni che sono utili. Avere accesso, anche per un solo secondo, a un destino conscio è come uscire di prigione.
Comments