non credere agli 'io'
- Il Ricordo di Sé
- 20 feb 2022
- Tempo di lettura: 2 min
(di Vale Lama)

La macchina è ciò attraverso cui veniamo in contatto con la vita. Ognuno di noi filtra la propria esperienza e il proprio modo di conoscere con una specifica essenza, caratteristiche e falsa personalità, che ne determina i gruppi di io. E allora, che speranze abbiamo di poter ricevere una conoscenza più oggettiva senza un insegnamento e un lavoro che ci arrivino dall’esterno?
Il lavoro ci insegna a verificare da una parte e a non credere agli io dall’altra. Né ai nostri, né a quelli degli altri che spesso sono anche più insidiosi dei nostri.
L’unica possibilità per fare questo è essere presenti. Socrate diceva “So di non sapere”. Per me una delle traduzioni nei termini del lavoro è proprio ‘non credere agli io’.
Si inizia come abbiamo detto tante volte con la creazione di un io osservatore, che fa sostanzialmente questo: osserva e riconosce che ‘questo è un io’, e poi man mano che cresce l’abilità di osservazione che ‘questo è un gruppo di io’.
Dobbiamo imparare a vedere con altri occhi, a comprendere con un altro essere. Oltre la macchina. È molto difficile in mezzo al clamore assordante degli io, che non smettono mai di parlare. Ma proprio questi io sono il nostro combustibile. Quello da cui possiamo separarci per trasformarlo e prenderne l’energia per nutrire la presenza.
Il mio maestro dice che “Riconoscere un intervallo come tale è uno dei modi migliori per superarlo”. Anche per riconoscere un intervallo, su qualunque scala, da una più piccola come riordinare una stanza, a una più grande come la sofferenza per una perdita, devo non credere agli io della mia macchina e continuare a fare il lavoro.
Buona osservazione.
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