1844 anni fa, il 17 marzo, moriva
Marco Aurelio, imperatore romano e, soprattutto, essere risvegliato, secondo il mio maestro.
Nella cultura egizia, vi era un ribaltamento di valore tra vita e morte rispetto alla concezione della nostra cultura moderna: la morte non era la fine, ma l'inizio dell'esperienza diretta di una realtà superiore. E la vita, passeggera e instabile, un passaggio necessario, una preparazione ad essa.
Così si giustifica il titolo - per un essere risvegliato la morte non è altro che la nascita nella dimensione dell'eternità.
Al di là di considerazioni interessanti, ma che non possono che rimanere teoriche, l'utilizzo di opere di esseri consci, per essere ricordati di ricordare, e accendere il proprio centro emozionale, è uno degli strumenti pratici di uno studente.
Oggi, nel giorno del suo compleanno, ho ricevuto il supporto di Marco Aurelio. Lo stile semplice e preciso dei suoi "Colloqui con Se Stesso" riesce sempre a ispirarmi uno stato più alto, una necessità di essere serio riguardo alla mia vita spirituale, l'imperturbabilità nei confronti della precarietà della vita, e il ricordo degli dei.
Condivido alcune citazioni.
"Che cosa fai qui, immaginazione? Vattene...Non mi adiro con te; semplicemente, vattene."
"Un uomo dovrebbe eliminare non solo le azioni inutili, ma anche i pensieri inutili."
"Ferma i fili che ti muovono. Confinati nel presente."
"Sforzati di vivere ciò che è realmente la tua vita: il presente."
"È in tuo potere, in qualunque momento lo desideri, ritirarti in te stesso."
"Considera di essere morto, e di aver completato la tua vita fino a questo momento; ora, vivi secondo natura il resto che ti è concesso."
"La sfortuna, sostenuta nobilmente, costituisce buona fortuna."
"Renditi totalmente semplice."
"Fai tutto, anche il più piccolo, con il ricordo del legame che unisce il divino e l'umano."
"Stai sicuro che se fosse stato possibile diversamente, gli dei lo avrebbero fatto."
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