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Considerazioni sull'ultimo esercizio settimanale

  • Immagine del redattore: Il Ricordo di Sé
    Il Ricordo di Sé
  • 31 gen
  • Tempo di lettura: 2 min

Trovo molto bello l'esercizio che Miriam ha proposto ieri, di provare a considerare contrattempi ed eventi sgraditi come parte integrante della vita.


È un esercizio che coinvolge vari aspetti del lavoro. Per cominciare, riguarda le emozioni negative, il disappunto più o meno visibile, espresso o no, che arriva quando qualcosa non va nel modo che ci aspettavamo.


Questo diventa pratico se, senza aspettare di perdere un aereo, o di bucare una ruota della macchina, cominciamo a portare attenzione al momento che viviamo, visto che per i centri inferiori c'è sempre qualcosa che non va - quel leggero mal di schiena con cui mi sono svegliato, il rumore del vicino che disturba la mia quiete mattutina, il post da scrivere di cui mi ero dimenticato.


Portare l'osservatore a questi piccoli eventi è già un livello di presenza, e da lì si può portare un po' di relatività e scala alla situazione.


L'esercizio invita a credere meno all'io del momento, vederlo come un passante lungo la strada, o come un venditore al mercato che richiama la nostra attenzione; esso non ha necessità di essere eliminato, semplicemente è possibile proseguire nella nostra direzione.

Un esercizio come questo sostiene la creazione di un atteggiamento, potremmo dire una buona abitudine che promuove la presenza, fino a quando la presenza stessa non agirà da sé stessa, e l'esercizio non sarà più tale.


Per i centri inferiori ogni momento è separato dagli altri, qualcuno è migliore, altri sono peggiori, interessanti o noiosi, utili o inutili. Questa è la prigione di contraddizioni che costituisce il sonno, e che ci impedisce di vedere la misteriosa armonia del tutto. Per i centri superiori un treno perduto non differisce da uno preso con largo anticipo, un bicchiere che si rompe o una conversazione sgradevole con una persona hanno la stessa valenza della tranquillità di una passeggiata nel bosco. Anche una negatività di cui si fa esperienza, un vedersi aggredire verbalmente la persona davanti a noi, viene usato come shock per stabilirsi nel reale - perché la consapevolezza non è le funzioni.


E se tutto quello che viviamo, fin nei minimi dettagli, fosse creato dai centri superiori, perché hanno bisogno di viverlo? Se essi fossero l'origine di ogni cosa di cui fanno esperienza i centri inferiori? Come, in tutto questo, potrebbero esserci contraddizioni? Se ogni cosa che accade nella nostra vita, piccola o grande, difficile o che ci ispira, arrivasse dalla necessità della nostra anima?


È un ribaltamento del tentativo di raggiungere stati superiori dal sonno - cosa che, se ci pensiamo bene, non ha molto senso. Ciò che dorme, non può essere svegliato, e ciò che è sveglio, non ha mai dormito.


"E noi, che pensiamo la felicità come un'ascesa, ne avremmo l'emozione quasi sconcertante di quando cosa ch'è felice, cade".


R. M. Rilke

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