Di recente ho avuto qualche difficoltà a coniugare il lavoro su di me con l’ispirazione per scrivere su questa pagina. Potrei definire queste difficoltà un intervallo, ovvero uno di quei momenti in cui all’interno di un’ottava si crea un momento di pausa, a seguito del quale la direzione dell’ottava può riprendere verso l’alto o verso il basso.
Perché riprenda verso l’alto è richiesto uno sforzo addizionale.
Secondo il tipo di intervallo (ve ne sono due proprio come nell’ottava musicale MI-FA e SI-DO) questo sforzo può venire dal soggetto che sperimenta l’intervallo, quindi da me, o deve essere ‘aiutato’ da un intervento esterno, i mondi invisibili che portano uno shock adeguato a dare la giusta spinta.
Ogni volta è sorprendente osservare il fenomeno nel suo svolgersi. Gli intervalli sono una legge, quindi inevitabili. Ritornano periodicamente su infinite scale.
Sono certa che, se fate attenzione, scoprirete almeno 10 ottave piccole e grandi che nella vostra vita sono andate recentemente o proprio ora in intervallo: l’esercizio fisico, la dieta, vedere un amico, quel viaggio che volevate fare, la ricerca di un nuovo lavoro, riparare qualcosa di rotto in casa, una visita medica ecc. ecc. Sono tutte ottave partite ma interrotte al primo o al secondo intervallo (quando era quasi fatta). E che probabilmente stanno deviando verso il basso per mancanza di sforzi addizionali.
Senza Presenza, la nostra vita assomiglia un po’ a un flipper, con la pallina che tende sempre a cadere e noi che ci affanniamo a tenerla in movimento un colpo alla volta.
Anche se l’intervallo è una legge (come quella con cui la terra ci tiene inchiodati a sé), possiamo provare a osservare sotto la superficie quali siano le cause meccaniche che ci inducono un particolare intervallo. E, se siamo più svegli, anche provare a capire cosa possiamo fare per superarlo più velocemente, andando verso l’alto.
Oggi il mio intervallo nasce dal cambio di focus che sto dando al lavoro. Questo cambio rende meno rilevante condividere qui l’esperienza del lavoro sulla macchina. Ma non ho ancora trovato una chiave per esplorare nuovi argomenti che mi sembrino adeguati al contesto.
La risposta più immediata è stata smettere di scrivere. Almeno per un po’.
Rilke dice che quando non abbiamo ancora trovato la risposta, possiamo vivere la domanda.
Il mio Maestro aggiunge che quando siamo presenti, stiamo vivendo la risposta.
Oggi provo a vivere entrambe.
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