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Dalla considerazione interna alla considerazione esterna

  • Immagine del redattore: Il Ricordo di Sé
    Il Ricordo di Sé
  • 19 apr
  • Tempo di lettura: 2 min

Nel lavoro su di sé, riconoscere la considerazione interna è un passo fondamentale. È quel movimento automatico in cui tutto gira attorno a noi: “mi hanno ignorato”, “non mi hanno ringraziato”, “mi stanno giudicando”.


Da Gurdjieff:


"Nella maggior parte dei casi l'uomo si identifica con ciò che gli altri pensano di lui, con il modo in cui lo trattano, con il loro atteggiamento nei suoi confronti. L'uomo pensa sempre che la gente non l'apprezzi abbastanza, che non sia abbastanza cortese o educata. Tutto questo lo tormenta, lo preoccupa, lo rende sospettoso; egli disperde in congetture o supposizioni una enorme quantità di energie, sviluppando in sé un atteggiamento diffidente ed ostile verso gli altri. Come lo si guarda, ciò che si pensa di lui, ciò che si dice di lui, tutto questo assume ai suoi occhi un'importanza enorme."


Il lavoro comincia con l'osservazione, e quando le osservazioni danno un quadro più chiaro di quello che accade, è necessario provare a cambiare i nostri atteggiamenti con un punto di vista più ampio, quello della considerazione esterna.


Potremmo dire che il lavoro comincia con la considerazione esterna.


“Nessuno mi ha salutato.”

Considerazione interna: “Non gli interesso.”

Considerazione esterna: “Forse erano distratti o stanchi. Io resto presente, non mi chiudo.”


“Ho fatto tanto e non mi ringraziano.”

Considerazione interna: “Non apprezzano ciò che faccio.”

Considerazione esterna: “Non ho fatto per ricevere. Osservo il mio bisogno di approvazione e lo lascio andare.”


“Mi ha parlato male.”

Considerazione interna: “Mi manca di rispetto.”

Considerazione esterna: “Forse ha avuto una giornata pesante. Io posso scegliere di non reagire.”


“Non mi ha risposto al messaggio.”

Considerazione interna: “Mi sta evitando?”

Considerazione esterna: “Non so cosa stia vivendo. Non traggo conclusioni affrettate.”


“Non ascoltano quello che dico.”

Considerazione interna: “Non valgo nulla per loro.”

Considerazione esterna: “Forse sono presi da altro. Io posso ascoltare prima di pretendere di essere ascoltato.”


“Mi stanno giudicando.”

Considerazione interna: “Mi sento a disagio. Devo difendermi.”

Considerazione esterna: “Lascio che pensino ciò che vogliono. Io resto con me stesso.”


Ogni volta che passiamo dal forte senso di 'me' all’attenzione verso l’altro, qualcosa si apre, e invita lo stato di presenza.


Inizia con poco. In una conversazione. In famiglia. A tavola. Al lavoro.


È lì che si comincia a costruire la libertà.

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