Gloria Santarato ha chiesto dei consigli pratici su come dividere l’attenzione. Ha anche chiesto che l’idea fosse chiarita. Proviamo.
L’attenzione è una forma di energia. Se guardo un albero, l’energia fuoriesce da me e raggiunge l’albero. Questa energia ha continue oscillazioni. Se guardo dal tavolino di un bar il procedere della gente per strada, probabilmente l’attenzione sarà distratta, poco intensa. Se, fra la gente, vedo una donna che ritengo molto bella, l’energia si intensificherà. Ne abbiamo parlato molte volte: è il passaggio da fante a regina.
Dividere l’attenzione significa aggiungere un’altra attenzione a quella che guarda la gente. Questa seconda attenzione è rivolta a se stessi. ‘Io’ sono nel tavolino del bar e guardo passare la gente. Io so di essere seduto al tavolo e di guardare la gente.
Due attenzioni: una rivolta alle persone e una a me stesso.
Forse noterò che riesco a ricordare che ‘io sono’ nella scena, per un po’ di tempo. Poi mi stancherò e inizieranno degli ‘io’ di immaginazione (chissà cosa mi avranno preparato per cena… domani ho un appuntamento importante. Come dovrei vestirmi?) A quel punto la mia attenzione è completamente scollegata dalla realtà. Sono addormentato. Non solo non mi ricordo di me, ma nemmeno vedo le persone che mi passano davanti. È lo stato più basso che un uomo possa avere. Sfortunatamente, è proprio lo stato in cui posso credere qualsiasi cosa (Di sapere più degli altri, di essere un superuomo, di essere spiritualmente avanzato…) e quindi mi impedirà qualsiasi lavoro pratico.
È molto frequente che una persona non intraprenda un vero lavoro spirituale, perché, in immaginazione, pensa di avere già. Se nei miei sogni posso volare, l’idea di provare a sentire che ‘io sono’ mentre siedo in un banale tavolino di un banale bar, avrà ben poca attrattiva.
Oppure vedo passare la bella donna. Dal momento che il soggetto è più interessante della media, mi identifico e mi dimentico che ‘io sono qui’. Identificarsi significa che la direzione dell'attenzione è una sola, da me all'oggetto. Poiché mi dimentico che 'Io sono qui', il mio senso di identità passa da me al soggetto guardato. Non a caso si dice che la bella donna è 'affascinante'. Parlavamo proprio ieri dell'idea di fascino, ovvero identificazione profonda in essenza. È come se il mio senso di 'io' fosse nella donna.
Se facciamo qualche semplice prova, vedremo che la nostra macchina oscilla continuamente tra questi due stati meccanici: o trova qualcosa per tenere le regine stimolate (la bella donna, il personaggio strano, la bevanda particolare); oppure scivolerà in immaginazione, perché annoiata dalla realtà - del fatto che la realtà non alimenti le regine.
L’idea di attenzione divisa è estremamente semplice. ‘Io’ posso essere o non essere incluso in questa scena. È per questo che si parla di ‘ricordo di sé’. Ci si ricorda di esistere, si include se stessi nella scena.
Si tratta di una sensazione (Io sono qui); non di pensare che io sono qui. Si tratta di dirigere la propria attenzione su se stessi, mentre simultaneamente l’attenzione meccanica va sulle persone che passano.
Per capire questa idea è necessario provare, provare e riprovare in pratica.
L’attenzione ha innumerevoli oscillazioni. Successi e fallimenti nel tentativo ci faranno capire cosa in effetti l’attenzione divisa è.
Io sono.
Io sono seduto al bar.
Io sono seduto al bar e afferro la tazzina.
Io sono, afferro la tazzina, gusto il caffè.
Io sono, assaporo e deglutisco.
Io sono, riappoggio la tazzina.
Come si può capire da questa descrizione, l’attenzione divisa dura finché è sostenuta da uno sforzo continuo.
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