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Due significati di "immaginazione"

  • Immagine del redattore: Il Ricordo di Sé
    Il Ricordo di Sé
  • 31 gen
  • Tempo di lettura: 4 min

Nella terminologia della quarta via, ‘Immaginazione’ è lo stato in cui tra me e la realtà si frappongono ostacoli.


Questi ostacoli sono pensieri, sensazioni ed emozioni. Non riesco a percepire ciò che mi sta davanti a causa degli stimoli interni che mi tengono imprigionato.


Come ogni stato, l’immaginazione - il cui sinonimo è sonno - è un vasto campo che contiene molti gradi di intensità. Nello stato di immaginazione massima, siamo a letto e stiamo sognando. Possiamo dire che la nostra capacità di percepire la realtà esterna è 2%, mentre la nostra attenzione agli stimoli interni è del 98%. Oppure quando stiamo sognando ad occhi aperti, siamo completamente persi in una nostra fantasia.


O anche, quando siamo interamente funzionali, riusciamo a svolgere con una certa concentrazione un lavoro complesso, ma non c’è una reale identità dietro alle mie azioni, anche se queste sono ben organizzate - forse in quel caso la mia capacità di percepire la realtà esterna sarà 40%, e i miei io prenderanno il 60% dello spazio. Occorre comprenderlo bene, se non sono nello stato in cui ‘mi ricordo di me stesso’ operando uno sforzo speciale, sono in immaginazione. Sono focalizzato sui molti io invece che sulla realtà esterna.


Questo stato non consiste solamente nell’esere focalizzato nei molti io.

In realtà, potrei stare osservando qualcosa di interno alla macchina, come un’emozione - diciamo, dispiacere per il comportamento di qualcuno - ed essere ‘sveglio.’.

L’altro elemento che caratterizza l’immaginazione è ‘credere agli io’; ovvero, in senso letterale e strettamente tecnico, esserne ipnotizzati, ovvero ‘identificati’. Non c’è un osservatore che mantiene una identità mentre si seguono gli io: si è completamente immersi, si subiscono queste visioni esattamente come si subiscono gli io quando sogniamo.


Sogno che un tirannosauro mi sta divorando, ci credo completamente, almeno finché non vengo a trovarmi sulla soglia del secondo stato e mi sollevo dalla posizione orizzontale, pensando: “Che sogno terribile.” Esattamente allo stesso modo, mentre ascolto qualcuno o leggo un libro, i miei pensieri prendono un loro corso incontrollabile, portandomi lontano dalla lettura o conversazione. E ‘ci credo’, esattamente come se qualcuno mi stesse ipnotizzando, facendomi credere di essere un gatto, oppure che sono sott’acqua. La parte che potrebbe controllare queste condizioni è assente, addormentata.


Possiamo renderci conto del nostro stesso sonno a causa di queste oscillazioni. A volte siamo così esageratamente incongrui che non c’è altra spiegazione, sto dormendo: quando per esempio sono così preso da una mia linea di sogni da appoggiare le chiavi della macchina dentro il frigorifero. Mentre le cerco, e finalmente le trovo, mi rendo conto che dovevo davvero essere in uno stato alterato di assenza davvero notevole, come un ubriaco o un pazzo. Eppure, senza ricordo di sé, la stessa assenza continua, in maniera più invisibile, discreta, a tenermi segregato dalla realtà. Mentre cammino per strada, mentre ascolto qualcuno, mentre faccio un lavoro al computer, mentre assisto a un concerto, ogni tre secondi una forza centrifuga mi spinge ad allontanarmi e mi porta in mondi lontani.


Il concerto è un buon esempio, una delle situazioni evidenti in cui molti si accorgono della propria disperante incapacità di concentrazione. Ho sentito molte volte persone lamentarsi dicendo: “Ho pagato 50 Euro per venire ad ascoltare questo pianista, aspettavo da anni l’opportunità. Poi, appena ha cominciato a suonare, dopo pochi secondi ho cominciato a pensare a mia madre malata, e se era opportuno chiedere un parere a un secondo medico; poi all’incontro che avrò domani… insomma, del concerto ho sentito poche note, ho ascoltato soprattutto la mia propria voce.”


Il secondo significato del termine si riferisce all’espressione “essere in immaginazione.” Può capitare di sentire uno studente dire qualcosa come: “È venerdì! È tutto il giorno che penso che oggi sia giovedì, ero in immaginazione.”; “Ma no! Non ti ho mai detto che verrò, sei in immaginazione.”


‘Essere in immaginazione’ significa che, a causa dello stato di distrazione dei molti io, sono venuto a farmi un’idea sballata della realtà - immaginaria, appunto.

Questo dovrebbe essere poco sorprendente, anche se quasi nessuno pensa seriamente a questo aspetto; i più si concentrano sui momenti eclatanti in cui ci si è persi in un sogno a occhi aperti.


Nello stato in cui sono nei molti io non giungo a conclusioni affidabili. Non solo perché in questo momento sto sognando; ma anche perché ho costruito i miei valori, i miei parametri, le mie informazioni nel sonno, dato che è una vita che dormo.


Un semplice esempio, per dare più concretezza a questa idea. Se qualcuno ci chiede: “Diresti che l’essere umano, rispetto al regno animale, appartiene alla categoria degli animali piccolissimi, piccoli, medi, medio-grandi, grandi, grandissimi…?” Molto probabilmente si risponderà medi, o magari medio-grandi. Questo perché il centro intellettuale opererà una rapidissima valutazione (un secondo o meno, di solito) in cui si creerà l’immagine di qualche animale più piccolo di noi, poi di uno più grande - ragno e orso, diciamo.


In realtà, si stima che le specie animali siano 8,7 milioni. Di queste, il numero di quelle più grandi dell’uomo non arriva a un centinaio. Siamo nella categoria dei super-grandissimi, all’estremità dello spettro di dimensioni. In nessun modo ci si può definire medi, è come se uno dei cinque più ricchi multimiliardari del mondo pensasse di avere uno stipendio medio. Ma non siamo abituati a pensare oggettivamente, riusciamo soltanto nella rudimentale operazione di pensare: “C’è il ragno, c’è l’orso - diciamo che allora io sono in mezzo.”


Questo fallace modo di procedere non si limita alla statistica, né al centro intellettuale. Potrei fare centinaia di esempi. Il centro istintivo, quello emozionale hanno appreso tutto quello che sanno nello stato di immaginazione - ovvero da ipnotizzati.


Come ci comportiamo rispetto al cibo, agli altri, al vestire, le nostre letture, svaghi, convinzioni, valori sono costruite nel sonno.


Siamo nella stessa condizione di una persona invitata sul palco da un ipnotizzatore, che ci sta dicendo: “Fa freddo, fa molto freddo, sei prigioniero in un ghiacciaio…”


E, nonostante I perfetti 21 gradi della sala riscaldata, tremiamo.

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