Elenchi
- sergiosessini
- 21 mag 2024
- Tempo di lettura: 2 min

Per risvegliarsi occorre volerlo. Occorre volerlo tanto. Se abbiamo altre priorità davanti a questo scopo, sarà difficile.
E nemmeno volerlo come prima cosa è sufficiente. Grazie al fatto che siamo scomposti in tanti io, questa priorità non rimarrà priorità a lungo. Perderà presto di intensità e, se non curata come una piantina fragile, morirà, verrà completamente dimenticata, oppure stravolta fino a diventare il suo opposto.
Il risveglio non è per tutti. Le forme relative di risveglio, quelle che ci fanno consapevoli di un elemento o due nella nostra psicologia che disturba la nostra quiete, o che minimizzano certe negatività estreme, certe identificazioni, non sono risveglio: sono paragonabili a un sonno disturbato da sogni agitati rispetto a uno profondo e senza sogni.
Neanche volerlo troppo, in maniera ossessiva, con lo sguardo del militare che si prepara alla guerra, che è disposto a sacrifici estremi, funzionerà. La presenza è uno stato delicato e leggero, si disfa a un tocco pesante.
Occorre attenzione, astuzia, desiderio, creatività, sincerità, intensità, continuità, esempio, tempo, fortuna e aiuto.
Il lungo elenco che ho appena fatto tenderà a passare inosservato, vi invito tuttavia a soffermarvi su ogni termine. Cosa significano veramente e perché sarebbero necessari?
Abbiamo bisogno di accumulare il più possibile elementi favorevoli, e di disfarci il più possibile di quelli limitanti. Abbiamo bisogno di esperienze di presenza per creare presenza - occorre oro per fare oro. Abbiamo bisogno di porre l’esigenza di risvegliarsi davanti a ricchezza, comodità, popolarità, reputazione, abitudini, cultura, dubbi e convinzioni. Abbiamo bisogno di tornare bambini curiosi delle cose, in ogni momento: bellissimo, banale, o di sofferenza. Abbiamo bisogno di rintracciare la parte reale in noi (questo richiede tempo, facile sbagliare: non è il nostro talento, la nostra intelligenza, le nostre emozioni, il nostro modo di pensare, la nostra scala di valori, la nostra competenza: tutto ciò che è nostro non è reale e tutto ciò che è reale non è nostro).
Una volta riconosciuta, abbiamo bisogno di ricordare che noi siamo quello.
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