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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

Essenza come ponte verso i centri superiori

Il concetto di 'essenza-presenza', utilizzato nella nostra scuola, è centrale nell'aprirsi ai centri superiori. Se si guarda ai mondi del raggio di creazione, che si trovano anche dentro di noi, si vede che il passaggio da mondo 24 (l'essenza), a mondo 12 (la presenza del centro emozionale superiore e del terzo stato di consapevolezza), rappresenta il passaggio dalle funzioni inferiori a quelle superiori.

Contrariamente ad altre tradizioni o linguaggi, nella quarta via l'essenza è parte della macchina, la parte più reale di essa, quella con cui nasciamo: la struttura dei centri, il tipo di corpo, il centro di gravità, il grado di sensibilità alle impressioni, e altre tendenze di base. Abbiamo scritto molto su di essa, sulla sua semplicità (il mondo dei bimbi piccoli, degli animali, della natura, delle nostre tendenze che non abbiamo appreso da società, famiglia e educazione) e invito a inserire questa parola nel campo di ricerca per chi non conosce bene questo concetto, o a fare domande.

Per comprendere l'essenza è necessario comprendere ciò che nella macchina non lo è, ossia la personalità: tutto ciò che viene appreso, che va a riempire la struttura dei centri, e che nel raggio di creazione è indicato dai mondi 96 e 48 - proprio perché non sono consecutivamente connessi con mondo 12, quando internamente ci troviamo in questo spazio (esempio: emozioni negative, immaginazione, identificazione profonda), non è possibile aprirsi alla presenza.

Per completarne il concetto, per il mondo 96 si parla di 'falsa personalità' e include ciò che non solo non ci appartiene davvero, ma che si oppone a un lavoro interiore, come le emozioni negative. Mondo 48 è correlato alla personalità 'più neutra' (la nozione che Tokyo è la capitale del Giappone per esempio) e della 'vera personalità' creata in un ambito di scuola per difendere l'essenza e per sostenere il lavoro.

Tornando al soggetto, la diretta vicinanza di mondo 24 a mondo 12 ci dice che l'essenza è il ponte verso i centri superiori, per cui non c'è speranza di attivare la presenza senza essere in questo spazio interiore

Parte del lavoro di osservazione è quindi quello di distinguere essenza e personalità, con conoscenza, aiuto e pazienza, praticando il ricordo di sé - portare luce mette ordine.

Nella nostra scuola si parla di 'essenza-presenza', come quel momento o stato, dove l'essenza diventa consapevole di sé stessa, mettendo in moto una magica e misteriosa trasformazione attraverso l'attenzione divisa, facendo un passo indietro con una parte di noi, separandosi da quello che vediamo, internamente ed esternamente. In questo processo l'energia viene incanalata in un altro livello.

Una limitazione dell'essenza è che tende a identificarsi con ciò che osserva. Pensiamo a un bambino che gioca, o a una passeggiata in un bosco, alla seria leggerezza di quello stato semplice, in cui i molti io lasciano più spazio al reale di penetrare. La macchina ama quello stato, ma lì non si è consapevoli di se stessi. Il ricordo di sé ci dice che non siamo ciò che osserviamo ma ciò che osserva. Quindi - una volta in essenza, (una volta che siamo capaci di riconoscerla dentro di noi), avere l'io di dividere l'attenzione, di sentire che 'io sono qui', porta una buona possibilità di aprire la porta al terzo stato di consapevolezza.

Questo è il segreto, la 'formula'.

Per un lavoro su se stessi, l'essenza, pur piacevole, non ha alcun valore se non è accompagnata dall'attenzione divisa. Il massimo a cui può portarci è a un risveglio relativo.

Un altro punto di vista è quello di 'educare l'essenza', che consiste essenzialmente nell'insegnarle ad effettuare il passaggio nei centri superiori dividendo l'attenzione.

Un modo per evocare (anche intenzionalmente) l'essenza è provare cose differenti, o trovarsi in situazioni nuove: immaginate di provare un cibo esotico, che non avete mai provato, o che non fa parte di 'ciò che vi piace' - lì c'è la possibilità di prenderlo come una nuova impressione, non solo come nutrimento fisico. In quel momento l'esperienza passa da qualcosa di materiale, il cibo, a qualcosa di metafisico - l'istante in cui l'essenza prova qualcosa di nuovo - e se ricordiamo di dividere l'attenzione ci sarà una buona possibilità di avere un piccolo (o grande) terzo stato. E questo è il punto. Allora i centri superiori appaiono, non sappiamo per quanto, una frazione di secondo, secondi, minuti.

La cosa bella è che quando i centri superiori sono più presenti, più frequenti, essi cominciano a educare se stessi, perché vogliono essere vivi. E a quel punto può accadere di tutto.

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