No-me
- Il Ricordo di Sé
- 6 ore fa
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Che cos'è Giacomo? Un nome.
In momenti di sufficiente consapevolezza, quando non sono immerso nell'identificazione, l'esperienza dello stato di presenza rende evidenti due entità: ciò che osserva, e qualcos'altro che è osservato - il bagaglio di io, di desideri, attriti, emozioni, opinioni, sensazioni più o meno piacevoli, memorie da cui scaturisce la catena di risposte automatiche che portano avanti le attività quotidiane. Questo bagaglio è Giacomo, un essere che vive in un determinato luogo e in un dato momento storico, sotto certe circostanze, con talenti e mancanze.
Un aspetto del lavoro che può diventare una distrazione allo scopo del lavoro stesso, è dimenticare (o non realizzare) che Giacomo ha la sua vita, da un punto di vista indipendente dallo stato di presenza, e non sarà certo lui a risvegliarsi.
Ripetiamo spesso che è necessario osservare e rieducare in una certa misura i centri, per evitare o aggiustare uno squilibrio eccessivo; ed è giusto godere e assecondare la capacità di relazionarsi con il mondo e le gioie che questa esperienza di vita ci dona. Ma se il lavoro si limita a questa fase, diventerà come un girare intorno, e da una stanza all'altra dello stesso appartamento, mentre quello che dovremmo fare è uscire di casa.
Parare i colpi con gli strumenti del sistema ci porta a un punto del cammino. Il passo successivo è un passo indietro, in uno spazio dove la sensazione di essere (un nome), diventa essere ciò che è presente. Noi non ci siamo più.
Pensiamo di poter controllare la consapevolezza. Questo è ciò che ci fa sentire la contraddizione tra il mondo dei centri inferiori e quello dei centri superiori. Dal punto di vista dei centro superiori la contraddizione non ha senso.
"Finché l'inconsapevolezza della presenza non è un peso impossibile da portare, un'angoscia impossibile da contenere, l'uomo non sa niente.
Stato di peccato è precisamente voler restare incoscienti della non-distanza."
Henry Le Saux
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