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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

Giudicare se stessi.

Uno dei suggerimenti più utili che ho ricevuto per tornare e rimanere nel presente è quello di non giudicare me stesso, che poi si rispecchia con il giudizio degli altri. È un lavoro difficile e lungo, ma possibile, che comincia con il vedere gli io quando arrivano, nominandoli. La verifica che siamo molti io aiuta, perché ci si può separare, dirsi interiormente "io non sono questo". Con il tempo il giudizio di sé diventa una sveglia per il ricordo del Sé. Essendo una emozione negativa il lavoro richiede, per cominciare, la non espressione, in qualunque forma l'io di giudizio si manifesti. Il giudicare se stessi è semplicemente un veleno - realizzarlo è l'antidoto; infatti berremmo mai volontariamente un bicchiere di cianuro? È l'arma preferita del sé inferiore, e uno degli ostacoli che ci prevengono dall'aprirsi alla realtà dei centri superiori. Chi vuole avanzare in un lavoro spirituale deve presto o tardi affrontare in profondità questo nodo. Una della difficoltà a lavorare con questo soggetto è la differenza tra il mondo dei centri inferiori e quello dei centri superiori. I primi vivono nel tempo, in una successione di azioni che ne generano altre e che causano risultati. Mondo 12 e Mondo 6 (altro modo per indicare i centri superiori) non hanno questa logica, poiché sono fuori dal tempo. Ogni momento passato nei centri superiori si connette agli altri, in una realtà che è sempre lì ed è sempre stata lì. Come quando apriamo gli occhi e ci svegliamo la mattina, e la stanza è quella della sera prima. La bella storia biblica del figliol prodigo, in uno dei suoi significati, esprime bene questo concetto: non importa quello che il figlio ha fatto, dissipando la sua parte di patrimonio, conducendo una vita dissoluta. Il padre è così felice per il suo ritorno che lo accoglie celebrando con il vitello più grasso. Non importa quanto siamo stati in immaginazione, o negativi, o identificati: i centri superiori sono sempre lì che ci aspettano a braccia aperte.

Da Cervantes:

"Quando sei a cavallo e cadi, devi rialzarti, scuoterti via la polvere di dosso, e rimontare a cavallo. Se cadi ancora, devi rialzarti, scuoterti via la polvere di dosso, e rimontare a cavallo. Non importa quante volte cadi, devi rialzarti, scuoterti via la polvere di dosso, e rimontare sul cavallo. E un giorno sarai come colui che non è mai caduto."

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