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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

Gli ultimi giorni di Ouspensky

Il lavoro che si fa in una scuola è difficile da raccontare, poiché le esperienze esteriori sono secondarie rispetto a quelle interiori. Più il Lavoro va in profondità meno diventa comunicabile con i centri inferiori.

In un testo Rodney Collin racconta dell'ultimo periodo della vita di Ouspensky, quando, di ritorno dall'America, invecchiato e indebolito, lasciò spiazzati molti dei suoi studenti dicendo che non c'era un sistema, e quando qualcuno rimarcava che lui in passato aveva detto qualcosa di preciso, lui liquidava con 'non l'ho mai detto', o 'non ricordo'.

Nell'ultimo periodo Ouspensky risiedeva in una casa in cui invitò alcuni tra cui Rodney Collin. La scelta, si dice, era basata su chi aveva accettato l'invito, gli altri o erano troppo occupati nella loro vita ordinaria o in cose che essi reputavano come Lavoro.

L'invito non veniva mai fatto due volte.

Alcuni ci andarono una volta, ma vedendo che non si faceva nulla e che non si insegnava nulla, sentivano che era una perdita di tempo.

In quel periodo Ouspensky, che diventava sempre più debole, richiedeva sempre di più da sé stesso, e in conseguenza da chi era con lui. Chiedeva di guidare per ore nel cuore della notte per andare in nessun posto, faceva preparare tutto per una partenza per gli Stati Uniti per poi rinunciare all'ultimo momento.

Tra le varie cose che Collin ci racconta trovo interessante il momento dei pasti: in quattro o cinque sedevano per pranzo o per cena, qualcuno chiacchierava qui e là; Ouspensky diceva poco o niente, di tanto in tanto indicava i gatti, come se volesse dirigere l'attenzione specialmente su di essi. Qualche volta chiedeva qualcosa, come di mettere un piatto da parte, o di mettere il dolce in un certo posto, ma lo faceva con grande economia di parole, come "Vai".."Prendi"..."Metti"..e queste sembravano coprire tutte le possibili eventualità. Se qualcosa non era come richiesto, le persone avevano imparato a rimanere fermi, sia esternamente che internamente, frenando ogni impulso di muoversi, suggerire o interferire, fin quando la soluzione non si manifestava.

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