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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

Il nostro piccolo 'io'

Da Rodney Collin:

"Di fronte a una grande meta, un grande piano, occorre scomparire.

Il proprio io individuale, con il quale si vive quasi tutto il tempo, è troppo piccolo per avere un qualche rapporto con quel piano.

Così è necessario che esso scompaia perché si possa comprendere.

Più scompare, più è possibile comprendere.

Questo può essere molto doloroso per un certo tempo. Più tardi sarà esattamente il contrario e

sarà il ritorno, l'interferenza del proprio io individuale, che risulterà dolorosa e la sua assenza, felicità."

Trovo questo passaggio molto bello, perché dà un punto di vista semplice e preciso su una condizione imprescindibile per una profonda esperienza della realtà.

Questo è vero per ogni livello o fase, dalla possibilità di avere una conversazione significativa con una persona, a un avanzato percorso spirituale.

In un lavoro su di sé vale su ogni scala: dalla possibilità (o necessità) di mettersi al servizio degli altri compagni di viaggio e - se ci sono - del maestro e della scuola o delle influenze superiori, alla lotta per esserci in questo momento, quando la frammentazione di cio che chiamiamo 'io', con i suoi giudizi, negatività, senso di auto importanza, continua senza sosta a velarci, e a portarci via dall'esperienza del presente.

Ogni tanto ce lo ricorda uno shock, anche una cosa piccola, come una foglia sull'asfalto che sembra essere stata messa lì per noi. Per un istante si crea il silenzio interiore che ci apre alla realtà. È qui che comincia il lavoro.

Be still, and wonder. (Fermati, e meravigliati)

Shakespeare

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