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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

il personaggio di Alice

Abbiamo nominato diverse volte il libro esoterico Alice nel paese delle Meraviglie, e il suo autore conscio, il reverendo Dodgson, meglio conosciuto come Lewis Carroll.

Per me, Alice è comparabile a chi inizia questo lavoro. In un certo senso è l’Io Osservatore, ciò che comincia a vedere, ma ancora non ha il controllo proprio del Maggiordomo.

Da una parte, è abituata a contare su ciò che le hanno insegnato: un insieme di norme logiche, semplici, univoche - se si attiene ad esse, potrà salvaguardare il suo ritratto immaginario di bambina ammodo. Dall’altra si trova lanciata in un’avventura dove invariabilmente ciò che succede non corrisponde affatto a ciò che dovrebbe succedere, secondo gli insegnamenti che le sono stati impartiti.

I conigli parlano, così come gatti, topi e ogni altra creatura e oggetto, carte da gioco incluse. La voragine che la inghiotte, è una caduta interminabile “Down, down, down. Would the fall never come to an end?”.

La sua dimensione varia continuamente, tanto che quando il bruco le chiede la famosa domanda (che è la domanda di ogni persona che affronta un lavoro esoterico) “Chi sei tu?” è costretta a rispondere che non lo sa, perché da stamattina è cambiata molte volte. Una sincera osservazione, degna di uno studente della quarta via.

(A proposito, nessuno ha mai notato quanto nella versione Disney il Brucaliffo sia simile nell’aspetto e nei modi a Gurdjieff?)

Nemmeno le filastrocche si snodano come dovrebbero, cioè come sono state imparate, ma prendono vita propria, come in un sogno, e parlano d’altro.

Gli utensili non sono utili. Le mazze da croquet sono fenicotteri, hanno vita propria e si muovono, rifiutandosi di servirla. Tutto il mondo magico di Wonderland si rifiuta di servirla. Questa realtà poco collaborativa è in realtà molto più veritiera dei precetti che le sono stati impartiti da genitori ed educatori. Non proviamo lo stesso quando pensiamo di ‘utilizzare’ caratteristiche psicologiche, altrui o anche nostre? Le macchine umane non si torcono forse come fenicotteri, andando a fare ciò che non ci aspettavamo e sorprendendoci o facendoci disperare?

Eppure Alice, come noi, continua disperatamente a credere a questi precetti. Quando il piccione la chiama ‘Serpente!’ Lei si indigna. Lei è una brava bambina, non certo un serpente. Ma le mangi le uova, chiede il piccione? E lei si lascia sfuggire che sì, le mangia, che le bambine mangiano uova tanto quanto I serpenti, cercando di mantenere attraverso respingenti il proprio ritratto immaginario di brava bambina - ignorando la cruda legge che dice che ogni creatura si nutre di altre creature, ed è perciò, rispetto ad esse, un ‘serpente’. “Non mangerei le tue, non mi piacciono crude”, conclude Alice nell’ultimo tentativo di salvare la faccia di fronte al piccione e a se stessa.

I riferimenti alla morte - alle inesorabili leggi del mondo sei - sono tantissimi e estremamente crudi, anche se mascherati con umorismo. C'è persino un accenno al suicidio. Ad esempio, nell’esilarante ‘Quadriglia delle aragoste, l’assurda danza prevede che le lumache siano gettate in mare, lontano. Purtroppo, dice la canzone, “The farther off from England the nearer is to France”; più lontano si è dall’Inghilterra, più vicini alla Francia. E lì le lumache impallidiscono (perché sanno di essere una prelibatezza, in terra francese).

Alice è anche coraggiosa. La sua logica contiene anche un autentico desiderio di comprendere, non solo autodifesa. Cerca sinceramente di comprendere lo Stregatto che le spiega che senza uno scopo, si è in balia della legge dell’accidente “Se non sai dove vai, non importa quale direzione prendi”. E, alla fine, riuscirà a svegliarsi, mentre si troverà sotto processo, accusata dalla Regina di Cuori.

“Non siete altro che un mazzo di carte!” È la frase che contiene la comprensione che la libera. È la sensazione che si prova quando ci si sveglia da un sogno. Quando dal primo stato si passa al secondo - o dal secondo al terzo.

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