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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

In metropolitana

Oggi la metropolitana aveva qualche problema. Le carrozze avevano ritardo ed erano piene zeppe. Quando sono uscito dalla mia, un fiume di persone procedeva lento - molto lento - verso l’uscita. Di fianco a me una ragazza, e dietro di lei un signore anziano la pressava: “Signorina, lei mi sta rallentando!”

Lei cercava di farlo ragionare: “Non la sto rallentando, stiamo tutti uscendo, un po’ di pazienza.” E quello cominciava ad alzare la voce: “SIGNORINA, MI STA BLOCCANDO!”

Sono intervenuto nella speranza di abbassare i toni: “Siamo tutti rallentati, nessuno vuole bloccare lei. Stiamo uscendo, al ritmo che è possibile.” Ma quello mi ha ignorato e ha invece cominciato a premere fisicamente sulla ragazza che, esausta, lo ha lasciato passare.

Ma naturalmente, superata la ragazza, c’era la prossima persona, un uomo. E anche questa, ‘lo bloccava’. “LO VUOLE CAPIRE O NO CHE COSÌ FARÒ TARDI?” E gli ha dato un violento spintone, lasciandolo a bocca aperta e richiamando gli insulti di tutti quelli che erano vicini e avevano visto.

Questo è il comportamento da attendersi quando i centri istintivi delle persone sono sotto particolare pressione. Sofferenza fisica, mancanza di soldi, insoddisfazione, dolore emozionale, un gran numero di ragioni. Una serie di cause può portare chiunque ad essere così irragionevole, così identificato da credere che la persona davanti a lui in un ingorgo sia attivamente impegnata a rallentarlo. Questo è necessario. In questa fase storica possiamo vedere le maglie che si stringono attorno ai centri istintivi, ispirando rabbia e un gran numero di cattive scelte. Sembra che questo periodo storico ci avvii verso ogni sorta di restrizioni, e i nostri centri istintivi saranno sempre più stimolati a reazioni rabbiose. Il nostro maestro avverte dell’importanza, in simili momenti, di non identificarsi con le regine dei centri e mantenere una mente piana, tranquilla, non lasciarsi prendere dalla situazione.

Questo vale per il signore anziano che pensava che chi è davanti a lui lo rallentasse apposta per danneggiarlo. Vale per me, nel trattenere gli io di giudizio nei suoi confronti. Non so nulla di lui. Forse stava affrontando un’emergenza tragica, una questione di vita o di morte. Forse soffre, chissà, di demenza senile. Forse, semplicemente, era vittima di una estrema identificazione e magari, un’ora dopo era ritornato una persona amorevole e ragionevole e quieta. Questo vale, soprattutto, nella mia relazione con i miei propri io di giudizio. Neanche questi devo condannare, né tantomeno identificarmi con essi. Devo solo spostare il mio senso di Io da quelli, alla parte che silenziosamente osserva senza giudicare. Quando la quarta via parla di ‘sforzo’, è di questo sforzo che si tratta, sempre.

Stamattina mi è stata letta una citazione dal filosofo greco, e uomo conscio, Epitteto:

“Due regole dovremmo sempre tenere pronte:

Non vi è nulla di buono o malvagio eccetto che nell’Intenzione;

E

Non dobbiamo guidare gli eventi, ma seguirli.”

Mentre cercavo la citazione di Epitteto per scriverla qui mi è balzata davanti agli occhi un’altra, di Gurdjieff:

“Se un uomo potesse comprendere tutto l’orrore delle vite delle persone ordinarie che girano in tondo in un circolo di interessi insignificanti e di scopi insignificanti, Se questa persona potesse comprendere cosa essi perdono, capirebbe che ci può soltanto essere una cosa che è seria per lui - sfuggire alla legge generale. Divenire libero.

Cosa può mai essere serio per un uomo in prigione che è condannato a morte?

Soltanto una cosa: come salvarsi, come evadere:

Nient’altro è serio.”

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