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gbardazzi

L'Amore di Sé


Un aspetto dell'identificazione con i molti io è il vivere in una realtà immaginaria di cui noi (la moltitudine degli io) siamo il centro. Vogliamo sempre qualcosa per noi stessi, che sia attenzione dagli altri, o certi agi che riteniamo fondamentali, avere ragione nella conversazione, o che le cose vadano in un certo modo, vogliamo anche cose nobili, come svegliarci.

L'amore di sé è il nostro peccato originale. È una sorta di maledizione, perché ci invita a vivere in uno stato triste, di auto commiserazione, non essendo la realtà cosi interessata a soddisfare i capricci del nostro piccolo sé. Lo verifichiamo in momenti fortunati in cui qualcosa ci rende più umili, uno shock per esempio, qualcosa che per un momento non ci lascia nemmeno lo spazio di balbettare 'io'.

Può essere anche un evento positivo, non solo difficile, in cui ci viene donato uno spazio aperto dove il reale sta di casa. Si è presenti, perché 'noi' non ci siamo.

"L'essenza del ricordo di sé è il dimenticarsi di sé" ha detto il mio maestro una volta.

Questo scomparire perché si possa apparire può essere praticato, sebbene, in sé, sia già uno stato superiore di consapevolezza. Provare a essere meno visibili (per qualcuno può voler dire essere più visibili), parlare un po' meno di se stessi, lasciare spazio in una conversazione, piccoli atti di considerazione esterna, come un sorriso a chi ci sta davanti, anche se di sorridere proprio non ci viene.


"O cuore, fa’ conto d’avere tutte le cose del mondo,

Fa’ conto che tutto ti sia giardino delizioso di verde,

E tu su quell’erba fa’ conto d’esser rugiada

Gocciata colà nella notte, e al sorger dell’alba svanita"


Omar Kayyam

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