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L’espressione delle emozioni negative

  • Immagine del redattore: Il Ricordo di Sé
    Il Ricordo di Sé
  • 19 apr
  • Tempo di lettura: 4 min

Viviamo in un’epoca di crescente follia, non c’è dubbio. Esporsi a un notiziario in questo periodo equivale a essere testimoni della pericolosa insensatezza di questa epoca e dà la sensazione di essere sull’orlo di un pericoloso precipizio.


Inoltre, ognuno di noi affronta prove di carattere personale. Relazioni, denaro, malattie, eventi, non mancano mai di fornire materiale che sembra fatto apposta per lasciarci frustrati e delusi. Per quanto mi riguarda, a sessantasei anni, ho poca speranza che il mio corpo stesso non mi dia sempre più problemi ogni anno che passa.


Qualsiasi evento può colpire le parti positive dei nostri centri, o quelle negative. Se accosto alla bocca un boccone del mio piatto preferito, e questo risulta troppo salato, la parte negativa del mio centro istintivo viene sollecitata.


A questo punto si apre una scelta: posso manifestare un’emozione negativa, ad esempio dicendo: “Ma che schifezza!”, oppure posso trovare ragioni per astenermi dal farlo.

Perché mai dovrei anche solo pensare di astenermi dal farlo? Questo è uno dei punti più importanti per chi desidera affrontare un percorso che porti in direzione della consapevolezza.


Il fatto è che esprimere un’emozione negativa è incompatibile con lo stato di presenza.

Diventa quindi una questione di priorità: preferisco lamentarmi, arrabbiarmi, aggredire, oppure la Presenza?


Già da questo si può intuire che una persona può raggiungere la presenza soltanto se questa è la priorità, altrimenti nella propria vita si incontrano innumerevoli impulsi che, se non relegati e neutralizzati, la impediranno.


Come mai si afferma che l’espressione delle emozioni negative è così pericolosa per lo stato? Prendo a esempio qualcosa di piccolo che mi sta succedendo in questi giorni.

Tornando in Italia, sono passato da quaranta gradi a quindici. Da una settimana il mio corpo risente di questa differenza, mi sento sempre congelato, ho continui brividi e inorridisco alla vista di una finestra aperta.


Ogni volta che sento freddo, il mio centro istintivo viene toccato nelle sue parti negative e si crea irritazione. A quel punto si apre la mia scelta. La ‘macchina’ cercherà un motivo per esprimere (ovvero, espellere) questa energia. Potrei rivolgermi direttamente al problema, dicendo: “E chiudetele quelle finestre, che si gela!”, oppure cercare un altro canale di espulsione: “Ma in questa casa non si trova mai niente!”. Quello che succede è che energia che viene sentita come in eccesso e sgradevole, viene espulsa, con un momentaneo sollievo.


Quando la macchina si sente pervasa da questa energia in eccesso, esiste una sorta di radar che va alla ricerca di pretesti per essere negativi. (Ricordo un vecchio testo comico in cui un vigile ferma un automobilista, chiedendogli patente, libretto, cintura, fari, motore, e a ogni risposta che dimostrava che l’automobilista era in regola, il vigile diventava sempre più negativo, dato che era appunto in cerca di un pretesto per sfogarsi).


Dietro all’espressione di un’emozione negativa c’è sempre un permesso, scrisse Ouspensky. Noi permettiamo a questa emozione di esprimersi, le diamo voce. Per poterlo fare, dobbiamo inventarci delle giustificazioni: è colpa tua, è un’ingiustizia, non merito questo, ma perché proprio a me, e via dicendo.


Vedo ogni giorno nei Social Media delle affermazioni che sono l’espressione di questa energia negativa che vuole uscire. Frasi che in genere giustificano la rabbia verso gli altri (che se lo meritano, sono ingrati, maligni, persone ‘tossiche’ e via dicendo, dimenticando che nessuno può essere ‘tossico’ per me se non gli concedo io stesso un appiglio con qualche mia debolezza o aspettativa).


Ognuna di queste giustificazioni è una menzogna, e deriva da un modo di pensare falsato.

Il fatto è che possiamo renderci conto di questo pensare falsato solamente in un modo: provando a non esprimere l’emozione.


A quel punto, mi sento di garantirlo, si vedranno molte cose che prima ci erano invisibili. L’inizio del risveglio sta lì.


La parte che mantiene questo atteggiamento negativo nei confronti del mondo si chiama Falsa Personalità, o Mondo 96. Cercando questi due termini troverete molti post al riguardo.

La Falsa Personalità è tutto quello che in me lavora in favore del sonno. Una gran parte di questa sta nel materiale che vuole convincermi che la mia rabbia, indignazione, malevolenza, sono pienamente giustificate e anzi virtuose. Questo è un grande inganno che perpetriamo verso noi stessi; il complotto che a volte andiamo a cercare in luoghi immaginari e che invece nasce all’interno della nostra mente.


Non esprimere un’emozione negativa non è una passeggiata, e non è piacevole. A volte, sembra di esplodere. L’energia che si concentra al nostro interno appare, a tratti, intollerabile.


Questa è esattamente la condizione di cui abbiamo bisogno per svegliarci:

- Una tensione abbastanza intensa da mettere in gioco il centro emozionale in favore del risveglio

- Una ‘doccia fredda’ che cominci a mettere in dubbio tante costruzioni fantasiose che abbiamo inventato in relazione a noi stessi e che costruiscono quello che la quarta via chiama Ritratto Immaginario, il sistema di bugie riguardo noi stessi che ci mantiene meccanicamente in equilibrio, impedendo di essere presi da pazzia, salvaguardando una versione falsata e immaginaria di quanto siamo buoni, intelligenti, coerenti e ben intenzionati.


Non esprimendo si favorirà l’ingresso nello stato di Essenza, che è l’anticamera della Presenza.

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