Lo scorso weekend ho trovato la pianta di rosa nel giardino fiorita. C'era una grande rosa rossa con già qualche segno del tempo, ma ancora bellissima. L'ho colta e l'ho messa in un bicchiere per poterla ammirare.
Mi ha fatto pensare al momento della vita che sto attraversando, al mio Sé, alla mia Anima.
È sgorgato spontaneo dal re di cuori un sonetto di Shakespeare. Quello famosissimo dove il poeta si chiede retoricamente se sia possibile paragonare l'oggetto del suo amore a un giorno d'estate.
Mi è sembrato così naturale rivolgerlo a me stessa.
Nel sonetto, Shakespeare inizia elencando tutti gli elementi 'negativi' che può presentare una giornata estiva, il vento, il sole troppo forte, la natura o la sorte che fanno declinare o cadere la bellezza.
In questi esempi vedo la vita. I giorni che avanzano, la natura che fa il suo corso, l'impatto delle esperienze che attraverso e che spesso lasciano segni, sofferenze piccole e grandi, shock.
Ma, dice il poeta, la 'tua estate eterna non svanirà'. L'ho compreso con tale intensità, guardando quella rosa rossa che mi svegliava al momento, che le parole di Shakespeare sono diventate mie.
La bellezza eterna del momento non svanisce. È sempre lì che ci aspetta e quando la cogliamo rimane con noi sotto forma di essere. Piccoli cristalli di anima.
E non è solo un canto d'amore rivolto al momento, è un canto del nostro Sé nel momento. Siamo Noi Stessi il nostro Amato, quella parte di noi, nel momento.
'Nemmeno la morte ti potrà circondare nella sua ombra', spiega, 'perché tu cresci in versi immortali'.
Quando trasformiamo le impressioni, la bellezza come le esperienze negative, scriviamo il canto immortale della nostra anima. La facciamo crescere.
Per farlo la bellezza va vista e celebrata, fuori e dentro. A volte lo dimentichiamo e vediamo solo la rosa che sta appassendo.
E conclude con la promessa più incredibile: 'Finché esisteranno gli esseri umani (finche l'uomo potrà respirare e l'occhio vedere), vivranno questi versi e ti daranno vita'.
Una promessa che poeticamente possiamo rivolgere ancora una volta al nostro Sé, per dire che finché avremo la capacità di respirare e guardare, fino ad allora questo nostro canto sarà vivo, il nostro lavoro su di noi, e questo darà vita alla nostra anima.
Questo il sonetto.
Devo paragonarti a una giornata estiva? Tu sei più incantevole e mite. Impetuosi venti scuotono le tenere gemme di maggio, e il corso dell’estate e' fin troppo breve.Talvolta troppo caldo splende l’occhio del cielo e spesso il suo aureo volto e' offuscato,e ogni bellezza col tempo perde il suo fulgore, sciupata dal caso o dal corso mutevole della natura. Ma la tua eterna estate non sfiorira', né perderai possesso della tua bellezza; né morte si vanterà di coprirti con la sua ombra, poiche' tu cresci nel tempo in versi eterni. Finche' uomini respirano e occhi vedono,vivranno questi miei versi, e daranno vita a te.
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