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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

L’impulso e il pretesto


Sembrerebbe scontato ma, di fatto, per un motivo o per un altro, in questa pagina va ricordato continuamente che il tentativo di svegliarsi dal sonno avviene nei momenti quotidiani, non in un’area della nostra vita separata e lontana da questi.


È per questo motivo che intenzionalmente scegliamo esempi di situazioni molto comuni: perché esiste in noi un respingente che cerca la consapevolezza in uno spazio immaginario, etereo, lontano dal portare a far lavare l’automobile o stirare una camicia. Invece è di queste cose che è fatta la nostra vita, è a queste che occorre essere presenti.


In questa fase di luna nuova sto sperimentando ancora una volta un meccanismo che conosco bene: la mia ‘macchina’, irritata dalla fase lunare, si guarda intorno cercando motivi per essere negativa. Prima viene l’impulso: e in seguito questo impulso si attacca a un pretesto per potersi esprimere.


Può partire appena svegli con preoccupazioni finanziarie: e lì, la buona abitudine di fermarsi a pensare alla situazione nel modo più oggettivo possibile, senza permettere alle parti emozionali dei centri di disturbare una visione distaccata e serena, aiuta. A quel punto, si pensa di aver risolto e che la giornata ora procederà tranquilla.


Ma la macchina è ancora irritata, e le sue sensibili antenne sono attivamente alla ricerca di un nuovo pretesto. Ci prova con lo stato fisico: un piccolo raffreddore, i seni nasali intasati, un leggero mal di testa. Vuole sbottare in protesta contro questo malessere. Di nuovo, il Maggiordomo, la sentinella posta a sorvegliare queste pericolose deviazioni degli io, interviene ricordando che questo malessere è davvero insignificante, una cosa da nulla. La macchina allora si sofferma sui piatti rimasti da lavare in cucina e si irrita: se li lavo ora, non potrò fare subito quel certo lavoro; se faccio il lavoro, rimarrà questa pila di piatti sporchi… di nuovo il Maggiordomo si prende cura di questi io, li tratta come si tratterebbe una vecchia zia bisbetica e un po’ senile.


Questa battaglia ha ben poco di romantico. Si gioca su un terreno di grande banalità.


Inoltre, non è molto confortante vedere in noi stessi questa parte meschina che cerca il negativo usando qualsiasi pretesto. “In noi c’è un verme che vuole esprimersi”, disse Ouspensky con una delle sue brevi e oggettive definizioni.


Sarebbe un errore ignorare l’esistenza di questo verme, illudersi che non sia un ostacolo al risveglio.


Occorre invece sviluppare una parte indipendente da esso, slegare da questi io il proprio senso di identità (in realtà slegare il proprio senso di identità da qualsiasi io, anche da quelli positivi, intelligenti e nobili).

Di tanto in tanto, questa parte separata affiorerà e prenderà le redini della nostra percezione e del nostro comportamento. Dipenderà dal grado del nostro sviluppo, quale sarà questa parte altra. Se abbiamo lavorato seriamente per anni in una scuola, sarà il Maggiordomo. Se abbiamo sviluppato dimestichezza con lo stato di Presenza, sarà la nostra anima. Uno sguardo partecipe alle cose ma allo stesso tempo indipendente e separato da esse. In grado di forare il velo di Maya, il muro della meccanicità, e offrirci uno sguardo su ciò che si trova oltre a esso.


Come disse Goethe: “Niente è più difficile da vedere con i propri occhi di quello che si ha sotto il naso.”


E come si trova scritto nel Vangelo di Tommaso: “Conosci ciò che ti sta davanti, e ciò che ti è nascosto ti verrà rivelato; poiché non vi è nulla di nascosto che non verrà un giorno rivelato.”


E, infine, Rumi: “La pazienza non è sedersi ad aspettare, è prevedere. È guardare la notte e vedere il giorno. Gli amanti sono pazienti e sanno che la luna ha bisogno di tempo per diventare piena."

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