(di Verucsa Vizi)
In un recente post si è descritto come con l’espressione delle emozioni negative perdiamo energia preziosa che potrebbe essere usata per stati più alti.
Ma non si tratta solo di perdere energia. L’emozione negativa - espressa esteriormente o interiormente - è un respingente della presenza, un modo per isolarsi dalla realtà. Qualche volta l’io’ negativo respinge in modo così estremo da non aver più assolutamente nulla a che vedere con la realtà.
Una volta, tornando la sera dal lavoro, improvvisamente mi sono trovata nel mezzo di un gruppo di ‘io’ negativi, riguardo una situazione immaginaria - qualcosa che non era mai successa e probabilmente non lo sarebbe mai. Lo stato era talmente insensato che, paradossalmente, mi ha un po’ svegliata e ho potuto osservarmi. Nella macchina circolava energia negativa che, me ne accorsi, stava cercando un modo per fuoriuscire, con qualsiasi scusa inventata.
La semplice realtà era che non mi ero accorta di aver freddo. Non appena mi sono messa il maglione che avevo nello zaino, gli “io” sono spariti e con essi la loro funzione di respingente.
I miei ‘io’ negativi non erano reali, stavano soltanto respingendo il freddo.
È stato così scioccante da creare un forte terzo stato; e mi sono arricchita di una verifica potente.
Mettendomi il maglione, istantaneamente quegli io sono spariti. Supponiamo però che non avessi avuto il maglione con me, e avessi dovuto quindi sopportare il freddo fino all’arrivo a casa. Mi sarei ritrovata con un po’ di sofferenza ‘reale’ da trasformare. Ma anche in questo caso, per poter trasformare la sofferenza reale - il freddo - avrei dovuto prima comprendere che quegli io negativi erano solo immaginazione.
L’emozione negativa funziona come respingente tra me e la realtà, creando strati, croste, impedendomi così di vedere ed essere in contatto con la presenza.
Solo con il ricordo di sé si possono levare i vari strati, i veli di sofferenza immaginaria, per ritrovarsi faccia a faccia col mondo reale.
È possibile che in fondo, togliendo il velo degli io, ci sia qualche goccia di sofferenza reale da trasformare - come una pepita d’oro sepolta nel fango di una palude.
È difficile vedere la nostra macchina con tutte le sue contraddizioni, senza il filtro del ritratto immaginario: la brevità della nostra vita, l’universo con le sue leggi e processi; guardare senza voler che la realtà sia diversa da quello che è, fermando le regine che per loro natura vorrebbero amplificare e poi buttare fuori tutta l’energia.
Sì, spesso la realtà è difficile da guardare in faccia.
Anche se la parola ‘difficile’ è una descrizione dal punto di vista della macchina.
Sarebbe più oggettivo dire: la realtà è intensa. Intensamente bella (mondo 12), e intensamente grave (mondo 6).
“I, as I am, things as they are.”
“Io come sono, le cose come sono.” (Rodney Collin).
“Here the profound lesson of reception, nor preference nor denial.”
“Qui la profonda lezione del ricevere, né preferire né negare. (Walt Whitman).
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