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La preparazione del te

Immagine del redattore: Il Ricordo di SéIl Ricordo di Sé

La preparazione del tè

Supponiamo che io stia preparando il tè per un evento con amici.

Sono impegnato a mettere biscotti in un vassoio, scaldo l’acqua, cerco una teiera, e così via.

L’esperienza mi sembra reale. Agisco, anche con una certa efficienza. A un certo punto però mi accorgo che fino ad ora ero nei ‘molti io’, ovvero nel sonno; e decido quindi di darmi un esercizio che interrompa l’inerzia della macchina - decido di utilizzare movimenti molto intenzionali, che non devono produrre alcun rumore.

Ora tutto appare più reale. Come ho fatto a non pensarci prima?

Mentre mi muovo con silenziosa intenzionalità, mi accorgo di essere pieno di tensioni muscolari. Sono rigido, sto tentando di far tutto in personalità - provo quindi a muovermi sempre in silenzio ma rilassato. La mia bocca si apre a un sorriso. Sono in essenza, ora l’esperienza è più gioiosa, finalmente la sento reale. Come ho fatto a non pensarci prima?

Muovendomi, mi viene in mente un’altra cosa: sto preparando il tè per i miei cari amici: vorrei farlo al meglio, dimostrare quanto gli voglio bene. Mi viene allora naturale disporre tutto perché formi una impressione gradevole, preparare tutto al meglio perché dimostri il mio affetto e apprezzamento. Il mio centro emozionale si è acceso.

Adesso sì, col cuore in fiamme e questa calda sensazione di essere tra le persone che amo, sento che il mio stato è reale. Com’è possibile che non ci abbia pensato prima?

Improvvisamente una tazza cade e si frantuma. Oltre la macchina - oltre i tanti io, poi il maggiordomo, poi l’essenza, poi il centro emozionale - oltre questi stati meccanici si affaccia una presenza nuova, qualcosa come un bambino piccolo che osserva e non è intrappolato nei miei pensieri e sensazioni, ma semplicemente osserva e si meraviglia.

Sono finalmente presente. La macchina non può essere presente, ma può essere trascesa e a quel punto il Sé si affaccia. Com’è semplice! Come ho fatto a non pensarci prima?

Supponiamo che io stia preparando il tè per un evento con amici.

Sono impegnato a mettere biscotti in un vassoio, scaldo l’acqua, cerco una teiera, e così via.

L’esperienza mi sembra reale. Agisco, anche con una certa efficienza. A un certo punto però mi accorgo che fino ad ora ero nei ‘molti io’, ovvero nel sonno; e decido quindi di darmi un esercizio che interrompa l’inerzia della macchina - decido di utilizzare movimenti molto intenzionali, che non devono produrre alcun rumore.

Ora tutto appare più reale. Come ho fatto a non pensarci prima?

Mentre mi muovo con silenziosa intenzionalità, mi accorgo di essere pieno di tensioni muscolari. Sono rigido, sto tentando di far tutto in personalità - provo quindi a muovermi sempre in silenzio ma rilassato. La mia bocca si apre a un sorriso. Sono in essenza, ora l’esperienza è più gioiosa, finalmente la sento reale. Come ho fatto a non pensarci prima?

Muovendomi, mi viene in mente un’altra cosa: sto preparando il tè per i miei cari amici: vorrei farlo al meglio, dimostrare quanto gli voglio bene. Mi viene allora naturale disporre tutto perché formi una impressione gradevole, preparare tutto al meglio perché dimostri il mio affetto e apprezzamento. Il mio centro emozionale si è acceso.

Adesso sì, col cuore in fiamme e questa calda sensazione di essere tra le persone che amo, sento che il mio stato è reale. Com’è possibile che non ci abbia pensato prima?

Improvvisamente una tazza cade e si frantuma. Oltre la macchina - oltre i tanti io, poi il maggiordomo, poi l’essenza, poi il centro emozionale - oltre questi stati meccanici si affaccia una presenza nuova, qualcosa come un bambino piccolo che osserva e non è intrappolato nei miei pensieri e sensazioni, ma semplicemente osserva e si meraviglia.

Sono finalmente presente. La macchina non può essere presente, ma può essere trascesa e a quel punto il Sé si affaccia. Com’è semplice! Come ho fatto a non pensarci prima?

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