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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

la spinta sociale all'imitazione

Un uomo dovrebbe avere la barba o no? E come sono i capelli di un uomo normale?

Il peso ideale per una donna? Quali parti del proprio corpo è bene mostrare e quali è bene nascondere? Quando si raggiunge l’età responsabile? Cosa significa responsabile?

Cosa si deve mangiare a colazione?

In cosa consiste davvero la libertà?

Cosa è fondamentale acquistare con i soldi dello stipendio appena preso?

Cos’è il lavoro, cos’è un fiore, cosa c’è dall’altra parte del mare, qual è la differenza tra un uomo e una pecora, com’è fatto il pianeta che abitiamo?

A queste domande rispondiamo in un certo modo. Risponderemmo diversamente se fossimo nati nell’antica Grecia, o nella moderna Singapore, o trent’anni fa, cento, cinquecento, cinquantamila anni fa.

La forza più grande nel determinare le nostre opinioni è la pressione sociale. Quello che sentiamo dire dagli altri.

Non siamo liberi nelle nostre opinioni. Non siamo liberi nelle nostre cosiddette conoscenze.

La nostra idea di ‘ragionevole’ viene messa fortemente in dubbio, se siamo i soli a pensare qualcosa.

È un altro risvolto della legge dell’associazione. La società in cui siamo immersi ci fornisce il materiale associativo. Possiamo scegliere, ma solo tra le opzioni che ci vengono offerte - a meno di uno sforzo creativo enorme e coraggioso, molto raro.

Quasi otto miliardi di persone. Alcune impegnate in un processo evolutivo, altre involutivo. Concetti, formati meccanicamente e serviti a noi come nel vassoio di una mensa.

Scegliamo. Scegliamo tra A e B.

Ma se fosse di C, che avessimo bisogno?

Chi ce lo dà?

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