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La voce del padrone

  • Immagine del redattore: Il Ricordo di Sé
    Il Ricordo di Sé
  • 31 gen
  • Tempo di lettura: 3 min

Nel 1899 un pittore inglese dipinse il quadro che vedete, intitolandolo “His Master’s Voice”, La voce del padrone. L’immagine fu subito utilizzata per creare un’etichetta musicale che in Italia si chiamò appunto La Voce del Padrone.


L’ovvio riferimento è all’idea di fedeltà, il grammofono è così fedele che il cane, fedele per eccellenza e simbolo di fedeltà in leggende e dipinti dall’antichità a oggi, la riconosce come reale.


Ma è solo un graffio su un pezzo di plastica che gira.


Più recentemente Franco Battiato utilizzò lo stesso nome per un suo disco, stavolta con riferimento agli insegnamenti della quarta via. Il Padrone, ovvero i Centri Superiori, l’anima, ha una sua voce.


Ogni parte di noi, a dire il vero, ha la sua voce, non soltanto il Padrone.


I fanti dei centri hanno una loro voce, ripetitiva, qualche volta inutilmente energica e chiassosa, come un coro allo stadio o un gruppo di ragazzini che accende petardi.

Le regine hanno una voce chiara e forte fatta di drammi spesso pretestuosi, di vampe di piacere o disgusto, passione o improvviso disinteresse. Una voce eccessiva, fiammeggiante.

I re hanno una loro voce lenta, talvolta esasperatamente lenta, di paziente costruzione di cattedrali, strutture, testi onnicomprensivi, teorie.


Ogni caratteristica ha una sua voce. Troppo lungo farne l’elenco, ma sono certo di essere capito se dico che, ad esempio, la vanità ha una propria voce ben riconoscibile.

L’immaginazione ha una sua voce. Tende al parlare inutile, ad essere come un rubinetto aperto dove fuoriesce qualcosa in continuazione, associazioni. Queste parole non hanno una ragion d’essere, se non quella di eliminare energia in eccesso, mantenendo in modo meccanico un certo equilibrio della macchina.


L’identificazione ha una sua voce, a volte di desiderio, altre di risentimento, artificialmente focalizzata su un punto e incapace di vedere altro.


Ne La Quarta via Ouspensky fa notare che bugia e verità hanno una loro voce. Riporto qui lo scambio di domande e risposte:

D. A proposito delle diverse voci, noto che la mia voce cambia con emozioni diverse e con persone diverse.

R. Chi ha orecchie per udire può udire parecchi cambiamenti di voce. Ogni centro, ogni parte del centro, ogni parte di una parte del centro ha una voce diversa. Ma sono pochi quelli che hanno orecchie per udirle. Per quelli che le possono udire è facile distinguere parecchie cose.

Per esempio, se dite la verità, è una voce, se mentite è un’altra voce, se basate le cose sull’immaginazione, ancora un’altra. Non ci può essere assolutamente errore.

D. Vi riferite all’intonazione?

R. Sì, e anche al suono reale della voce. Se vi allenate nell’ascoltare, il centro emozionale può avvertire la differenza.


Il Maggiordomo ha una sua voce; spesso in seconda persona, sotto forma di consigli dati alla macchina. Il Maggiordomo lascia precetti al resto della macchina, come promemoria per quando la macchina si perderà e il Maggiordomo stesso sarà assente, addormentato.


Possiamo pensare agli scritti di Epitteto o di Marco Aurelio, dove la voce del maggiordomo dà del tu al resto della macchina:

“Se vuoi essere libero, non desiderare nulla che non dipenda da te.”

(Epitteto).

“Non continuare a discutere di come deve essere un uomo buono: devi esserlo.”

(Marco Aurelio).


Nelle tracce lasciate da uomini consci possiamo sentire la voce del Padrone. I Centri Superiori ci parlano, invitandoci ad Essere. Agiscono come un diapason che può risvegliare i Centri Superiori in noi, spiccando in mezzo al chiasso della macchina.


Da molti anni mi sono abituato a leggere, ascoltare, guardare soprattutto opere di uomini che il mio maestro considera consci.


Soprattutto, se qualcuno parla di Presenza, di Illuminazione, di Anima, di Risveglio, ma nella sua voce non sento il Padrone, evito di ascoltare, dato che si tratta solo di un graffio su un pezzo di plastica che gira. Meglio preparare un buon risotto in presenza che non parlare di presenza da addormentati.

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