Le pulizie
- Il Ricordo di Sé
- 20 ago
- Tempo di lettura: 2 min

Stamattina una signora che ogni tanto viene a pulire il mio appartamento mi ha fatto notare, con la sua semplice e diretta essenza marziale, che c'è tanta polvere. Io le ho dato ragione, anche se qualche respingente automaticamente è uscito fuori, come "ma ogni tanto spolvero...", "con questo caldo non ho proprio energia per mettermi a pulire.."
Un evento semplice come questo può offrire spunti e stimoli per osservare e fare connessioni che riportano ciò che viviamo allo scopo di ricordarsi di sé.
In questi fortunati momenti si intravede che tutto ciò che accade non è che un'emanazione, una forma stessa della consapevolezza, che si specchia e si riconosce in quello di cui fa esperienza. Allo stesso modo in cui il guardare un'opera d'arte di un essere conscio invita i centri superiori a riconoscersi negli idrogeni fini infusi nell'oggetto o dipinto, o come quando ci cogliamo casualmente nello specchio e per un istante non ci riconosciamo - o, in realtà, ci riconosciamo - i centri superiori per la prima ed ennesima volta si riconoscono.
Tornando alla signora delle pulizie - l'evento mi ricorda che vivendo da solo, sviluppo la tendenza a non vedere ciò che diventa usuale, come la polvere che si accumula sopra ogni cosa, che viene dimenticata.
Questo mi riporta al lavoro, alla necessità di aiuto esterno, senza il quale, sebbene con tutte le buone intenzioni, sarà estremamente difficile mantenere uno standard necessario ad allineare i centri inferiori con quelli superiori, riducendone il rumore eccessivo, il lavoro sbagliato.
Un'altra considerazione è che il lavoro su di sé non può avere un termine, nemmeno quando i centri superiori sono attivi, come la polvere che, non importa quante volte la togli da quel tavolo, sarà ancora lì il giorno dopo, o come le erbacce dell'orto che devono essere gestite continuamente.
Il lavoro è una buona abitudine - un 'abitudine conscia' se possiamo mettere insieme due concetti normalmente opposti.
Ricordo mia mamma, forse una delle ultime casalinghe a tempo pieno, ogni giorno ripeteva gli stessi gesti, con costanza, non importa quale fosse il suo stato d'animo, svolgeva il suo compito.
Il lavoro su di sé non si nutre di impeti, ma di costanza: piccoli scopi invisibili, che al di là delle circostanze contingenti, ci portiamo dietro: essere presenti al contrasto tra luce ed ombra, aprire ogni porta intenzionalmente, continuare a provare a non esprimere emozioni negative, annotando osservazioni, separandoci da tutti gli io di giudizio che arrivano in ogni momento a definire la realtà dal nostro minuto punto di vista.
Ogni piccolo scopo ripetuto e mantenuto scava fessure nel muro della meccanicità, e ci apre al reale.








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