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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

Le vite parallele dell'uomo numero 4.

La quarta via divide gli esseri umani in livelli di consapevolezza che vanno da 1 a 7: gli uomini (e donne) 1, 2, e 3, tutti allo stesso livello, hanno il loro centro di gravità (ciò che ci guida nelle decisioni e nelle visioni della realtà) in uno dei quattro centri inferiori e nello stato di identificazione. Tra questi e gli uomini 5, 6, e 7, che rappresentano gradazioni di un risveglio sostanziale, c'è l'uomo numero 4, che è il prodotto di una scuola, e ha il centro di gravità nel lavoro.

Gurdjieff espresse bene il concetto quando disse:"Beato chi ha un'anima, beato chi non ce l'ha, ma pena e dolore per chi ne ha solo l'embrione".

In effetti da un certo punto si vista l'uomo numero 4 è l'espressione della contraddizione che si rispecchia nella divisione delle nostre funzioni in centri inferiori e centri superiori. Non ha ancora l'essere per risiedere a suo piacimento nella presenza, ma non può più (o molto meno) essere a suo agio nel sonno, perché ha cominciato a sgretolare l'impalcatura dei respingenti che lo sostengono.

Si dice anche che in realtà è un concetto che non esiste, uno spazio vuoto tra le due sedie del sonno e del risveglio.

Non c'è dubbio che non sia una posizione facile, che si fa strada in un percorso di accettazione e trasformazione della sofferenza che ne deriva. Una visione che va oltre quella vagamente edulcorata dell'influenza B. Per questo l'influenza C non è e non può essere popolare.

Tutto questo mi è tornato in mente quando, di recente, parlando con un amico studente e chiedendogli come stava, mi ha risposto che era sempre più forte in lui la sensazione di vivere in due vite parallele: una che porta avanti la sua vita organica sul pianeta sballottata dai venti delle abitudini e delle tendenze dei centri inferiori, e un'altra, quella della coscienza.

Ha risuonato molto in me questa immagine, soprattutto l'energia lieve e incospicua da cui è scaturita, come un'isola di quiete in mezzo al mare in tempesta. Mi ha ricordato che il lavoro non mira a cambiare la macchina - solo ciò che si oppone alla presenza dev'essere controllato. La meccanicità ha la sua vita indipendente, a cui la coscienza, semplicemente, si unisce.

"Angelo e marionetta; allora finalmente, c'è spettacolo.

Allora ecco s'aduna, quel che sempre, esistendo, disgiungiamo."

Rilke

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