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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

mancanza di unità e risultati

(di Giacomo Bardazzi)

Riporto qui una parte di un vecchio articolo di uno studente anziano della nostra scuola che trovo sempre attuale ed efficace.

"Sebbene il sistema che usiamo sia quasi tanto complesso come lo siamo noi, il lavoro che si nasconde dietro è fondamentalmente semplice. Quando questo lavoro è usato correttamente, anche le nostre vite diventano semplici, qualche volta troppo, per nostra sorpresa. Per esempio, una delle verifiche più esemplificative che possono essere fatte è quella che manchiamo di unità. In più modi questo viene compreso e più profondamente, più saremo liberi dall'inutile ricerca dell'unanimità fra gli 'io' e fra le varie parti del nostro essere. Al contrario, si può lasciare che ogni aspetto del nostro essere si occupi delle attività per le quali è stato designato a lavorare.

La questione della relazione fra risultati e sforzi offre un esempio di ciò. Quando facciamo la verifica che i risultati non sono sotto il nostro controllo - che noi non possiamo fare - ciò sembra contraddire la semplice, ovvia verità che senza sforzi non possiamo attenderci nessun risultato. Tuttavia, in un senso completamente pratico, queste due idee non sono affatto contraddittorie. Quando viene il momento di vivere la propria vita, uno semplicemente fa gli sforzi che il momento richiede, secondo la propria comprensione e, quindi, osserva quello che accade. Pertanto la confusione tra queste due verità è soprattutto teorica. Essa non deriva dalla verifica che sono entrambe vere, ma dal tentativo di comprendere come possano essere entrambe vere. Questo è un punto differente e le parti del nostro essere che sono preposte a trattare con ciò non sono le stesse designate a prendere le decisioni ordinarie e fare gli sforzi della vita quotidiana. La chiave per separare queste parti di noi stessi risiede nell'accettazione della nostra mancanza di unità. Una volta compreso ciò non è più necessario spiegare ogni cosa che facciamo. Alcune parti possono proseguire nello svolgimento della vita, mentre altre rimangono confuse e incerte sulle giustificazioni teoriche e filosofiche di tutto ciò. Questo illustra l'importanza di non lasciare che le parti superiori interferiscano con il corretto funzionamento di quelle inferiori. Le parti intellettuali dei centri, il maggiordomo, e perfino i centri superiori, se presenti, possono spendere la maggior parte del loro tempo semplicemente osservando ciò che la rimanente parte della macchina sta facendo, agendo come terza forza solo se necessario, come, per esempio, quando gli 'io' si stanno assumendo il merito per i risultati o stanno manifestando negatività per un 'insuccesso'. Le nostre parti superiori sono designate per l'opera del risveglio. Quando sono coinvolte negli ordinari interessi della vita - lavoro, cibo, compagni, vestiario, dove andare, e così via - il loro tempo e la loro energia vengono sprecati. Con appena una piccola guida la macchina può badare a tutto questo in maniera molto soddisfacente...

Il più grande pericolo per il proprio lavoro non risiede nel fare (o non fare) sforzi, ma nell'identificazione con essi e con i risultati attesi; in quanto, che cos'è l'identificazione se non una confusione tra le nostre parti superiori - attenzione, consapevolezza, l'osservatore - con le parti inferiori e con le azioni che esse intraprendono? Per evitare questo dobbiamo essere capaci di sperimentare le differenti parti di noi stessi simultaneamente, ossia vivere la nostra mancanza di unità. La questione della relazione tra risultati e sforzi può essere, dunque, considerata in termini di scala, poiché noi viviamo simultaneamente su molte scale differenti...

Per la falsa personalità, abituata a considerare se stessa come un'unità, questo sembra, a prima vista, assurdo, ma è solo la falsa personalità. Presto ci si abitua a ciò, e in realtà, alla fine, si scopre che è molto più soddisfacente vivere su molti livelli nello stesso momento. È come ottenere molte vite nel tempo di una".

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