(di Giacomo Bardazzi)
"Se gli altri si osservassero attentamente, come faccio io, si troverebbero, come accade a me, pieni di vanità e di goffaggine. Disfarmene non posso senza disfarmi di me stesso. Noi ne siamo tutti impregnati, gli uni e gli altri, ma coloro che se ne rendono conto sono un po' meglio, per quanto io ne sappia.
Questa opinione e questa abitudine comune di guardare altrove più che a noi ha ben giovato alle nostre faccende. È un oggetto pieno di malcontento, non vi vediamo che miseria e vanità. Per non sconfortarci, la natura ha orientato ben a proposito l'azione della nostra vista all'esterno. Andiamo avanti a seconda della corrente, ma riportare verso di noi il nostro corso è un movimento penoso: il mare si turba e s'ingrossa in questo modo quando è respinto verso di sé. 'Guardate' - dice ognuno - 'i movimenti del cielo, guardate la gente, le dispute di quello, il polso di un tale, il testamento di un altro; insomma, guardate sempre in alto o in basso, o di lato, o davanti o dietro di voi'.
Era un comandamento paradossale quello datoci anticamente da quel dio a Delfi: 'Guardate dentro di voi, conoscetevi, attenetevi a voi; il vostro spirito e la vostra volontà, che si consumano altrove, riportateli in voi stessi; voi vi allontanate, vi sparpagliate; serratevi in voi, sostenetevi; siete traditi, siete dissipati, siete derubati di voi stessi... Salvo te, o uomo' - diceva quel dio - 'ogni cosa studia prima se stessa e ha, secondo la sua necessità, dei limiti ai suoi travagli e ai suoi desideri. Non ce n'è una sola così vuota e bisognosa quanto te, che abbracci l'universo: tu sei colui che scruta senza conoscenza, il magistrato senza giurisdizione e, dopo tutto, il buffone della farsa."
Commentaires