Note sull’identificazione
- Il Ricordo di Sé
- 19 apr
- Tempo di lettura: 3 min

Alcune persone si prendono meccanicamente cura di qualcosa. Ci sono tipi e caratteristiche che si preoccupano molto della sicurezza economica, ad esempio, e cercheranno di avere un comportamento previdente riguardo alle finanze: ad esempio la caratteristica di paura - mentre la caratteristica di vagabondo non sarà altrettanto preoccupata di avere qualche soldo da parte per le emergenze.
Ciascuno di questi due individui, quello con caratteristica di paura e quello con caratteristica di vagabondo, tenderà a pensare male dell’altro. Paura noterà quanta disorganizzazione, approssimazione, mancanza di cura c’è nell’altro; che a sua volta riterrà il primo prigioniero delle sue paure, incapace di affrontare sfide con coraggio, di esplorare, chiuso in un mondo ristretto.
Potrei fare molti altri esempi, ma credo l’idea sia chiara.
Il primo è identificato con la sua paura, il secondo è identificato con l’idea di non essere identificato, di essere libero da condizionamenti. Dal punto di vista della consapevolezza non c’è differenza alcuna, le loro differenze sono dettagli insignificanti.
L’identificazione indica che sto scomparendo in qualcosa di esterno - diciamo come il Genio di Aladino che rientri nella lampada. Non ha alcuna importanza il soggetto dell’identificazione, il punto dove la mia identità scompare e viene risucchiata.
L’inizio dell’identificazione è segnato dall’apparire di un elemento in qualche modo emozionale, elemento che mi fa ‘cadere’ (se sono impegnato in qualche modo a ricordarmi di me, a qualsiasi livello, cerco di essere presente, di osservarmi, questo è il punto in cui mi ‘dimentico’ di farlo, cado). Sono seduto a un bar all’aperto e sorseggio il mio caffè, nel frattempo mantenendo un certo grado di osservazione di quella che la quarta via chiama la macchina. Passa una persona, poi un’altra, poi una terza; ancora conservo un certo senso di 'io sono'. La quarta è una signora che trovo bellissima - ed è lì che il mio tentativo di osservarmi viene risucchiato nella lampada. Una scintilla emozionale (non parlo di vera emozione ma della parte emozionale di un qualsiasi centro, la sua regina), che non so gestire, si è accesa e mi ha fatto scomparire.
Siamo in una fase di luna piena e sono certo che ciascuno potrà osservare questo fenomeno in azione, se soltanto vorrà farlo. Frustrante, ma illuminante.
Gran parte della nostra identificazione (dato che il mondo che creiamo per noi stessi è straordinariamente ristretto), riguarda le persone che ci sono vicine. Moltissima identificazione gira attorno al fatto che non siamo abbastanza rispettati, considerati o amati.
A volte, una piccola critica fatta a noi in un momento di irritazione può deprimerci o irritarci per giorni; molto tempo dopo che la persona che l’ha espressa ha dimenticato. Altre volte, noi crediamo di avere interpretato una critica laddove magari c’era solo una scelta infelice di parole. Anche questi malintesi sono un indice di identificazione.
L’identificazione con gli altri si chiama considerazione interna. Questa è una delle forme più frequenti del nostro sonno; possiamo essere certi che, se non siamo permanentemente in essa, ci cadiamo certamente ogni giorno.
Dimentichiamo che gli io degli altri sono anch’essi ‘io’, ovvero impulsi meccanici di nessun valore. Dimentichiamo le differenze meccaniche tra tipi, essenze, caratteristiche, centri di gravità, che portano ciascuno a vedere con le sue proprie lenti colorate e creano equivoci. Siamo gli abitanti della torre di Babele, questo è un elemento da non dimenticare.
Suggerisco un esercizio per il fine settimana: notare se il comportamento di qualcun altro (che sia mio cugino, un politico psicopatico visto in televisione, o qualcuno che osservo per strada, in ufficio) riesce col suo comportamento a influenzare le mie emozioni. Se è così, significa che sono il suo prigioniero.
Epitteto:
“Qualsiasi persona in grado di metterti in collera diventa il tuo padrone; e può farlo solo quando ti rendi vulnerabile.”
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