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Oltre il rumore degli io

  • Immagine del redattore: Il Ricordo di Sé
    Il Ricordo di Sé
  • 22 ott
  • Tempo di lettura: 2 min
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Stanotte ho dormito male e mi sono svegliato con un leggero mal di schiena, probabilmente per il brusco cambio di stagione. Come conseguenza, al risveglio, i miei centri inferiori — intellettuale, istintivo/motorio ed emozionale — funzionavano più lentamente: i movimenti erano goffi e i pensieri lenti.


Questo rallentamento ha creato attrito nella macchina, ma ha anche aperto spazio a più presenza: le impressioni arrivavano senza scatti automatici di pensieri o giudizi. I dettagli erano semplici e vivi: la faccia di un passante, il cane che correva, il modo di camminare di qualcuno, il rumore del traffico, la montagna dietro i palazzi. Tutto, per un po', è stato registrato da un’osservazione neutra e incuriosita.


Durante la mattinata, gli appuntamenti e le necessità quotidiane hanno rimesso in moto i centri inferiori. Il “rumore di fondo” degli io — pensieri e reazioni automatiche — è tornato a normalizzare la giornata. Ma la lezione rimane chiara: anche un piccolo rallentamento o inabilità della macchina a svolgere le solite funzioni può creare lo spazio per la presenza.

Il lavoro sulla macchina consiste nell’abbassare il volume di questi io inutili: parlare meno, pensare meno, reagire meno. Per una parte di noi, questo crea una sensazione di vuoto, di sospensione, come se mancasse qualcosa; i centri superiori vedono quanto poco serve per restare nel momento presente e ricevere le impressioni così come sono.


In generale trovo pratico prestare intenzionalmente attenzione a dettagli che normalmente non noterei: i movimenti delle mani di un mio interlocutore, o di chi mi cammina accanto, un uccello che cinguetta, il rumore del vento, una macchia sulla mia mano.


Nella scuola di cui faccio parte, l’arte viene usata non solo per coglierne la bellezza o lo stato di presenza che l’artista riesce a trasmettere nell'opera, ma anche per imparare a osservare i piccoli dettagli, per invitare un'osservazione senza commento.


Se guardiamo l'immagine proposta per questo post, potremmo notare la perla che pende dal foulard sulla testa, le quattro dita di una mano forte, quasi maschile, le pieghe sulla veste dorata, che a volte sembrano disegnare immagini a prima vista invisibili - magari contarle anche - che, come dice il mio maestro, se l'artista si è preso il tempo di dipingerle, noi ci dobbiamo prendere il tempo di guardarle.

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