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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

Ottave ascendenti e discendenti

Abbiamo già scritto in questa pagina della legge del sette o legge d’ottava.

L’ottava musicale è una forma di questa legge e si presta a rappresentarla. Do re mi fa sol la si do, ascendente; oppure Do si la sol fa mi re do, discendente.

Una semplice conseguenza pratica di questa legge è che la staticità non esiste: le cose sempre migliorano o peggiorano. Quando ci si siede a tavola, oppure alla scrivania per lavorare, in breve tempo gli oggetti si saranno moltiplicati, messi fuori posto, consumati, graffiati, sporcati. Come fece notare un famoso scienziato, ci sono infiniti modi in cui la tavola può essere in disordine, ma un solo modo in cui può essere in ordine. Questo modo è quello che ho deciso io, il posto che ho assegnato alle cose - che finiranno per essere al loro posto soltanto grazie a una serie di sforzi intenzionali e continui; in mancanza dei quali tutto finirà inevitabilmente in malora.

L’entropia, la naturale tendenza dell’universo a consumarsi e guadagnare maggiore disordine, è una ottava discendente. Se non pulisco regolarmente casa, questa diventa presto invivibile. Il mio sforzo di tenerla in ordine fa parte di un’altra ottava, questa volta ascendente, che contrasta la prima. Perché sia veramente ascendente, non basta in realtà che tenga in ordine, che tinteggi periodicamente le pareti; dovrei pensare a miglioramenti continui, ad esempio acquistare un bell’oggetto di tanto in tanto. Perché questa ottava sia ascendente occorre che il risultato la renda continuamente migliore di come era prima (come già detto, la staticità non esiste: quando crediamo di mantenere una staticità, allora vuol dire che siamo in una ottava discendente che non riusciamo a percepire).

Non è scontato saper riconoscere una ottava ascendente da una discendente; anzi. Molto spesso il pensare comune le inverte. Il processo di crescita, ad esempio, è una ottava discendente; quello che trasforma una piccola coraggiosa Startup in un’azienda multinazionale quotata in borsa e con migliaia di dipendenti.

L’umanità, nella sua storia - visibile e invisibile, c’è tanto della cosiddetta preistoria di cui non sappiamo - attraversa innumerevoli fasi ascendenti e discendenti, che possiamo seguire esaminando ad esempio la storia dell’arte; ma nel complesso è un’ottava discendente. Il semplice enorme numero di esseri umani viventi nel pianeta basterebbe a dircelo, se non ci fossero altri segni ancora più evidenti. Ouspensky fece l’esempio delle cosiddette popolazioni ‘selvagge’, che il pensare comune, specialmente all’inizio del secolo scorso, riteneva fossero culture nella loro infanzia, destinate a svilupparsi come un bambino. Sono invece, ammonì Ouspensky, culture decrepite, stanche, stadi finali di un processo di involuzione e imbarbarimento. È lì che stiamo andando anche noi, nonostante tutta la nostra vantata tecnologia.

Ci sarebbe molto da dire su questo - ad esempio della nostra tendenza a considerare inferiore a noi un’altra cultura in base ai nostri valori, alle nostre predilezioni - e di non essere equipaggiati per vedere i punti dove questa cultura è superiore a noi, e ci sorpassa, ma questo ci porterebbe lontano dall’argomento di oggi.

Io, mi trovo ora in un processo evolutivo o involutivo? (Semplifico, poiché in questo momento agiscono in me simultaneamente un’infinità di processi sia evolutivi che involutivi. Quello che intendo dire è: il mio essere nel mio complesso, si sta evolvendo o degenerando)?

Quanto mai facile sbagliarsi a questo riguardo. Non trovo mai persone che chiedono di iscriversi a questo gruppo Facebook che, rispondendo alle domande di iscrizione, si descrivono come in un processo involutivo. Tutti, senza eccezione, sia quelli che descrivono il luminoso futuro che si aspettano, sia quelli che si soffermano in negativo sulle caratteristiche che stanno imparando a evitare, si descrivono come parte di un processo evolutivo. Non di rado, le risposte implicano che l’umanità stessa sta procedendo verso una maggiore consapevolezza.

Eppure, anche solo statisticamente, non può essere così. Degradare è infinitamente più facile che evolvere, è quest’ultimo a essere un processo raro.

Farò un esempio semplice: sono un ricercatore, voglio evolvere. Leggo tutto quello che posso, studio accanitamente. Come potrei considerarmi non in evoluzione? Ogni giorno apprendo tante teorie sulla natura umana, sulla spiritualità e sulla presenza. Eppure, se ogni singola idea di cui leggo non viene sperimentata in pratica, la comprenderò in modo deviato al punto di essere rovesciato - è anche questa una legge. Avendo studiato tanto senza aver messo in pratica passo per passo, mi troverò oggi in una situazione molto peggiore di quanto non fossi all’inizio. Come abbiamo sottolineato tante volte, credere di sapere è molto peggio di rendersi conto di non sapere.

La chiarezza delle idee è soltanto un aspetto della comprensione. Occorre che il nostro paesaggio interiore si abbellisca. Dove ora c’è risentimento, ansia, paura e altre emozioni negative, deve entrare bellezza, pazienza, empatia. E questo non avverrà cambiando l’esterno (come nei famosi consigli di certa superficiale ‘Influenza B’ che ci dicono, che so, di allontanare da noi le cosiddette persone tossiche, pensare a fantomatiche entità esterne che complottano contro di noi, intendere la libertà come pensare e fare quello che vogliamo e via dicendo), ma purificando noi stessi, qualsiasi sia ciò che succede là fuori. L’ottava ascendente per eccellenza avviene quando guardo qualcosa, come un fiore o un’opera d’arte, con presenza. L’idrogeno 12 presente in me riuscirà a catturare le energie più fini dell’impressione e a produrre idrogeni ancora più fini, a nutrire l’anima. È questo il vero significato della parola ‘raffinato’.

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