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Pensiero opposto

  • Immagine del redattore: Il Ricordo di Sé
    Il Ricordo di Sé
  • 11 giu
  • Tempo di lettura: 2 min

In relazione al mio ultimo post sui respingenti, e all'esercizio proposto domenica, condivido qualche pensiero sugli 'io opposti'.


Pensare per opposti è una di quelle meccanicità più facilmente osservabili, e che potrebbe essere riassunto nel pensare a una cosa differente rispetto al soggetto a cui intendevamo pensare, o che ci è stato presentato in una conversazione - senza esserne consapevoli.

Il caso più semplice è la classica conversazione politica tra esponenti di partiti diversi.


Un altro esempio ovvio è quello del respingente che arriva a salvare il nostro ritratto immaginario quando qualcuno ci fa notare qualcosa che non ci piace, o addirittura ci attacca. L'io opposto arriverà a salvarci con 'non sono stato io', o 'non è andata così', o 'non puoi capire...' Questo meccanismo, al di là del chi ha ragione, ci impedisce di penetrare l'osservazione che ci arriva, e che probabilmente ha almeno una parte di verità.


Altre situazioni meno evidenti sono quelle in cui compariamo il soggetto a un altro soggetto, pensando così a un'idea che non è quella in questione. Un amico mi racconta di quanto sia stato emozionale per lui il viaggio in Grecia, e io rispondo con la mia esperienza di un fine settimana ad Atene qualche anno fa.

Anche pensare a eccezioni è un pensare per opposti.


"Fare attività fisica ogni mattina fa sempre bene alla salute."

"Sì, ma se uno ha problemi di pressione bassa, fare esercizio al mattino presto può causare giramenti di testa."


L'idea di base è - come possiamo comprendere veramente un'idea se invece di focalizzarci su di essa pensiamo a qualcos'altro?


Quando proviamo a portare relatività spesso nascondiamo un io opposto. Il principio di relatività è uno strumento molto utile, ma soprattutto riguardo a se stessi e al proprio posto nel mondo, più che in relazione agli altri.


Probabilmente questo post genererà io opposti, e quindi materiale per osservazione.

Qualcuno chiese a Ouspensky "E se ho ragione?" Egli rispose: "Se hai ragione, tanto peggio per te", rivelando il rischio evidente di identificazione con le nostre opinioni.

In fondo, il concetto di verità, in senso assoluto, è un'illusione.


Al di là di avere ragione o essere nel torto, c'è il diritto più alto del Ricordo di Sé.

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