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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

Presenza e considerazione esterna

Ieri stavo rientrando in casa con il proposito di ricordare me stesso dal tragitto che andava dalla mia auto fino alla porta. Ero fermo nel mio scopo, sentivo il mio respiro e l'aria calda sulla pelle. Pochi secondi, forse venti. Sul tragitto c'è una macchina per comprare le sigarette, e in un'auto davanti ad essa c'era quel signore che ha difficoltà a camminare, che mi dice qualcosa in stretto dialetto etneo, che ancora, nonostante qualche anno speso qui, non comprendo molto. Rispondo con un un cenno di saluto e con un sorriso, e osservo un leggero disagio per la mia incapacità a comprenderlo (nel sistema questi 'io' fanno parte della 'considerazione interna', ossia il rapportarsi agli altri secondo il proprio punto di vista). Continuando verso la porta di casa vedo una signora che si avvicina a lui, che le da dieci euro, perché possa aiutarlo a prendere le sigarette senza dover scendere dalla macchina. Ecco cosa mi stava dicendo...

Sono seguiti io di giustificazione, che se mi avesse parlato in italiano, che poteva chiamarmi più decisamente a gesti, ecc..

Un evento semplice come questo ha la capacità di svelare molto delle nostre meccaniche, atteggiamenti, caratteristiche.. è una cosiddetta 'fotografia', che se presa in maniera neutra, magari come regalo dall'alto, è un'opportunità che risveglia e porta comprensione.

Soprattutto mi ha ricordato che anche se stiamo sinceramente facendo sforzi per penetrare il momento, non può esservi presenza se non è accompagnata da un certo livello di 'considerazione esterna' (rapportarsi agli altri secondo un punto di vista che comprende entrambi - noi e loro - contrario della 'considerazione interna', che si rapporta agli altri solo attraverso se stessi). In altre parole se sono solo incentrato su di me, non è che un'altra forma di identificazione.

In stati più alti diventa chiaro che siamo più aperti ed emozionali rispetto a quello che ci circonda, più percettivi rispetto alle altre persone, e a quello che il momento richiede. Da un certo punto di vista la presenza non è che 'buon senso': vedere quello che c'è davanti a noi e rispondere ad esso, che sia una persona, un animale, o una pianta.

In questo la considerazione esterna è uno strumento pratico nel lavoro che si suggerisce nella quarta via, perché non è meccanico, incentrati come siamo su noi stessi. Esso richiede un certo grado di presenza, perché il centro formatorio non si appropri anche di quello: spesso non è un fare, ma un non fare. Qualcuno ha detto che essere invisibili è la più alta forma di considerazione esterna.

Chiudo con tre citazioni del mio maestro:

'I centri superiori non possono essere presenti se si è noncuranti degli altri. La considerazione esterna è pratica e umana. Cercatela nelle piccole come nelle grandi cose'.

'Il Sé superiore dà; il sé inferiore prende'.

'L'essenza del ricordo di sé è il dimenticarsi di sé'.

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