Semplice e complesso
- Il Ricordo di Sé
- 23 mar
- Tempo di lettura: 3 min

Ancora una volta ci troviamo in una forte fase lunare. È da mezz’ora che sono seduto al computer davanti alla pagina bianca senza idea di cosa scrivere, nemmeno il caffè sembra in grado di far partire il motore.
Nelle fasi di luna nuova, una forma abituale che prende il mio pensiero è in ‘io’ come: “È tutto inutile”, “Non funzionerà”, “Ma che senso ha tutto questo, a che serve.”
Lo so in anticipo, è tanto tempo che osservo questa dinamica interna ripetersi. Vedo questi pensieri così come potrei vedere un mal di stomaco e sono in grado di separarmi da essi. Qualcosa in me li osserva come se fossero espressi da un altro, un parente un po’ molesto e ripetitivo che vive in casa con me. Ciònonostante, questo è il materiale che oggi la mente produce, a meno che non sia in grado di dare uno scossone e far partire un’altra catena di ‘io’.
Lo stato di Presenza, il Ricordo di sé, è stato ripetutamente paragonato a un muscolo; a qualcosa che posso allenare e rafforzare. Questo modello non è completamente esatto, ma rende l’idea del bisogno di un continuo provarci, di un allenamento che deve durare nel tempo affinché si possa pensare a risultati.
Se devo pensare ai modi più efficienti per allenare questo muscolo, me ne vengono immediatamente in mente tre.
1) stai con persone che sanno essere presenti. Lo stato di presenza è un contagio, non un’informazione o una tecnica.
2) apri il centro emozionale e l’essenza; senza di essi non si accede al risveglio. Rendi la tua vita interessante, rifuggi lo standard noioso, assicurati di assorbire ogni giorno arte, bellezza, poesia, preferibilmente prodotta da esseri risvegliati.
3) Semplifica.
La nostra vita si è costruita nel sonno. Ciò che abbiamo appreso, lo abbiamo appreso nel sonno, da insegnanti a loro volta addormentati. I comportamenti che abbiamo imitato sono una riproduzione del sonno. I nostri desideri sono desideri di una parte in noi e, anche se soddisfatti, andranno in conflitto con altri desideri di altre parti in noi. In questa costante lotta per emergere, le molte parti che ci compongono, ognuna delle quali desidera essere soddisfatta, creano un ‘minestrone’ di spinte contraddittorie, che rende la nostra vita estremamente complessa. La forma dei nostri pensieri rivela esattamente questa complessità, mancanza di direzione definita, assenza di abilità di perseguire una linea costante. Ogni tre secondi siamo orientati in una direzione diversa, perdiamo il filo, cambiamo completamente approccio, siamo persone diverse.
Questa descrizione non è un’esagerazione, ma per vederne la portata bisogna davvero osservare.
Non c’è scelta: chi vuole assaggiare lo stato di presenza deve partire da una situazione molto semplice. Stare seduti immobili concentrandosi sul respiro, ad esempio. Oppure limitarsi a un gesto elementare, come prendere un sorso d’acqua da un bicchiere. Qualsiasi attività appena più complicata ci inserisce nella nostra solita corrente associativa, costruita nel sonno, che promuove il sonno. Già solo se qualcuno ci parla, perderemo il nostro scopo in qualche secondo. Se siamo noi a parlare, l’abilità di mantenere lo stato di Presenza mentre lo facciamo richiede un allenamento di parecchi anni, e rimane a rischio continuo.
Alcuni esseri consapevoli hanno vissuto il momento del risveglio come un evento traumatico.
Risvegliati nel momento in cui ricevono un bacio sulla fronte, o una sassata, o nel momento di un rischio mortale (Tutti eventi in grado di scardinare l’ordine meccanico in cui siamo nostro malgrado organizzati e che ci tiene nel sonno). Nel mio ultimo viaggio ho letto il resoconto di uno di essi che era convinto di essere morto, ed ha cominciato ad osservare che ‘io’ non sono il corpo, che accanto alle attività, pensieri, sentimenti esisteva un piano parallelo e sovrapposto dove risiedeva il suo senso di Sé - come una luce che si accende, una musica che suona, mentre continuo a fare quello che faccio.
Se ‘quello che faccio’ viene mantenuto a un livello estremamente semplice e a un ritmo non troppo veloce, ridurrò gli ostacoli allo stato di Presenza. Appena aumento il ritmo o la complessità, le probabilità di ricadere nel sonno crescono immensamente.
Silenzio, quiete, lentezza, semplicità non sono la Presenza - possono essere associate a questa, proprio per la ragione che ho appena esposto; e anche perché, quando finalmente i Centri Superiori si attivano, questi imporranno il loro passo alla nostra parte meccanica, rallentando e semplificando. Sono però uno degli accessi allo Stato.
Attenzione a non simulare! Se, rallentando e semplificando, vogliamo dare ad intendere a qualcuno che siamo risvegliati, saggi e presenti, ci stiamo affossando da soli.
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