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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

Shock intenzionali

Questo post prova a rispondere alla domanda di Antonio Di Mattia.

“Puoi parlare, facendo magari qualche esempio, degli shock intenzionali per superare i semitoni in una ottava?”

Ho apprezzato che la domanda richiedesse anche esempi pratici, perché l’idea dell’ottava e dei semi-toni o intervalli, può rimanere a lungo puramente intellettuale, finché non si comincia a verificare la sua importanza e la sua estrema praticità nel lavoro di tutti i giorni.

Verificare gli intervalli dell'ottava richiede una certa capacità di osservazione. Di solito si ottiene dopo aver lavorato per un tempo ‘rilevante’, magari qualche mese per qualcuno, anche anni per altri.

L'idea che ogni processo sia rappresentabile come ottava, a sua volta suddivisa in ottave più piccole, è il concetto di base da comprendere. Su questo abbiamo più volte scritto e non mi dilungherò ora.

All’interno dell’ottava sono presenti due intervalli, ovvero due passaggi in cui qualcosa viene a mancare (un semi-tono dove normalmente tra una nota e l’altra ce ne sono due).

DO, RE, MI-FA, primo intervallo, SOL, LA, SI-DO, secondo intervallo.

Secondo il sistema, gli intervalli sono momenti in cui l'ottava può cambiare direzione. Esistono ottave ascendenti e discendenti. La vita sulla terra è meccanicamente un'ottava discendente.

Potremmo dire, quindi, che il lavoro su di sé cerca di invertire questa rotta, trasformandola in una ascendente, cerca di trasformare la vita meccanica in vita conscia. Eppure, a ogni intervallo l'ottava proverà a tornare a discendere, spinta dalla meccanicità.

Dobbiamo essere intenzionali per mantenere la direzione, per superare l'intervallo in senso ascendente.

Prendiamo un'ottava semplice come quella di riordinare la cucina dopo un pasto.

Il DO potrebbe essere il momento in cui iniziamo a sparecchiare. Le cose andranno avanti 'da sole' fino al primo intervallo. È arrivata l'ora di mettere a letto i bambini, riceviamo una telefonata, si rompe un bicchiere, controlliamo una notifica al cellulare, ci sediamo stanchi a finire il bicchiere di vino, in altre parole accade qualcosa che crea un'interruzione nell'ottava e devia la nostra attenzione.

In un intervallo MI-FA lo stimolo per superarlo viene dell'ottava stessa, dalla nostra motivazione. Vogliamo finire di riordinare la cucina prima di andare a dormire. Ci costa uno sforzo ricominciare, ma lo facciamo. Potrebbe anche accadere che invece decidiamo di essere troppo stanchi e ce ne andiamo a dormire. Finiremo domani. In questo caso l'ottava si è interrotta al MI-FA ed è discesa. Non abbiamo portato a termine il nostro scopo, che era evidentemente molto debole sin dal principio.

Come si supera questo primo intervallo? Aumentando l'attenzione intenzionale, applicando uno sforzo consapevole.

Se troviamo la forza di inserire la necessaria energia, l'ottava riprenderà a scorrere, fino al SI-DO, il vero tranello.

Diciamo che ci sembra di avere finito di riordinare la cucina, quando ci accorgiamo che sono rimasti i bicchieri sul tavolo, o che il pavimento è pieno di briciole e piccoli resti di cibo, o che il tavolo è coperto di stoviglie bagnate. Che fare?

'Va beh, dai, finisco domani' la macchina sarà molto più pronta a lasciar perdere, in fondo manca così poco.

Ma questa è un'illusione.

Le favole e le fiabe sono piene di eroi ed eroine che cedono proprio al SI-DO, quando l’ottava è quasi finita. Perfino la vicenda di Cristo lo vede cedere a un’ultima tentazione sulla croce, quando chiede al Padre perché lo ha abbandonato.

In realtà, quel 'poco' che manca ci impedisce di chiudere l'ottava. In un certo senso invalida gli sforzi fatti prima. Non del tutto, perché buona parte della cucina è stata messa in ordine, eppure quel finale mancato impedisce di renderla pronta per il prossimo evento, per la prossima ottava.

Potreste pensare che parlando di riordino in cucina non stia parlando di lavoro conscio. La mia esperienza mi dice che non è così. Ogni cosa è lavoro per l'uomo della quarta via.

Il lavoro di quarta via avviene nella vita. Non ha momenti specifici di meditazione o preghiera, ma utilizza tutto come un'opportunità di lavoro.

Possiamo colmare un intervallo MI-FA ogni volta che ci osserviamo addormentati.

Portando la divisione dell'attenzione, il ricordo di sé al momento. Alzando il livello dell'attenzione, anche di poco.

Gli esempi pratici sono infiniti, a cominciare da quello del riordino della cucina, perché è il sonno che normalmente ci porta via dall'ottava. È difficile generalizzare, perché tutto avviene nel momento e le forze in campo sono numerose.

Strumenti efficaci per superare il primo shock conscio sono gli io di lavoro e i piccoli scopi.

Sono utili io di lavoro molto semplici e diretti nel momento come “Dividi l’attenzione”, “Sii presente”, “Ricorda te stesso”. "Se non ora, quando?" è un io di lavoro ‘poetico’ che usavo spesso, oggi diventato più brevemente NOW!

“Se non riesco a riordinare la cucina, come posso pensare di svegliarmi”.

I piccoli scopi o esercizi partono prima. Ce li si dà perché funzionino come sveglia per interrompere il sonno del secondo stato.

Alcuni esempi connessi al riordino della cucina: fare una cosa alla volta; non rimandare le ottave; non lasciare tracce.

Il superamento del secondo intervallo è più complesso. Avviene attraverso la trasformazione delle energie prodotte a seguito del primo shock conscio. Meccanicamente, queste energie più sottili producono in noi una scomodità che si manifesta con l’urgenza di espellerle attraverso emozioni negative, sofferenza o immaginazione. Esse vanno, invece, intenzionalmente trasformate.

Immaginate di aver quasi finito di riordinare la cucina e di scorgere i bicchieri ancora sul tavolo. Quale pensate sarà la reazione della macchina? Probabilmente un’espressione di negatività. Ma se fossimo in grado in quel momento di leggere più profondamente quello che sta succedendo, di osservare l’arrivo del SI-DO e il tentativo della macchina di deviare l’ottava, magari sapremmo resistere allo stimolo di imprecare e piantare lì, e troveremmo l’energia emozionale per accogliere lo shock e trasformarlo. Saremmo presenti.

Cosa ci può aiutare a essere in grado di farlo? Un buon lavoro di scuola, l’accumularsi delle verifiche, un’attitudine emozionale verso il lavoro e il gusto della Presenza, la comprensione che gli shock ci portano nel momento e una conseguente gratitudine. In pratica, serve sviluppare il nove di cuori, la parte emozionale della parte intellettuale del nostro centro emozionale.

La risposta termina qui, ma l'osservazione pratica può continuare.

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