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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

sull'immaginazione

“L’immaginazione è una delle cause principali del cattivo lavoro dei centri. Ogni centro ha la sua propria forma d'immaginazione e di sogno, ma di regola, il centro motore e il centro emozionale si servono ambedue del centro intellettuale, sempre pronto a cedere loro il suo posto e a mettersi a loro disposizione a questo scopo, perché il sogno corrisponde alle sue inclinazioni.

Il sogno è assolutamente il contrario di un'attività mentale 'utile'. 'Utile', in questo caso, significa: diretta verso uno scopo definito. Il sogno non tende ad alcun scopo, non si sforza verso alcun fine. L'impulso al sogno si trova sempre nel centro emozionale o nel centro motore. Quanto al processo effettivo, esso è assunto dal centro intellettuale. La tendenza a sognare è dovuta da una parte alla pigrizia del centro intellettuale, cioè ai suoi tentativi di risparmiarsi ogni sforzo legato a un lavoro orientato verso uno scopo definito e verso una direzione definita, dall'altra alla tendenza dei centri emozionale e motore a ripetersi, a mantenere viventi o a riprodurre delle esperienze piacevoli o spiacevoli, già vissute o 'immaginate'.

I sogni penosi, morbosi, sono caratteristici di uno squilibrio della macchina umana. Dopo tutto, si può comprendere il sogno quando presenta un carattere gradevole, e gli si può trovare una giustificazione logica. Ma il sogno di genere penoso è una pura assurdità. Tuttavia, molta gente passa i nove decimi della propria esistenza a immaginare ogni genere di avvenimenti spiacevoli, tutte le disgrazie che possono piombare su di loro e sulla loro famiglia, tutte le malattie che possono contrarre, tutte le sofferenze che dovranno forse sopportare. "L' 'immaginazione' e il 'sogno' sono esempi del cattivo funzionamento del centro intellettuale. "L'osservazione dell'attività dell'immaginazione e del sogno costituisce una parte molto importante dello studio di sé.“

"Per comprendere quale è la differenza tra gli stati di coscienza bisogna tornare al primo stato, che è il sonno. Questo è uno stato di coscienza interamente soggettivo. L'uomo è immerso nei suoi sogni, poco importa che ne conservi o meno il ricordo. Anche se qualche impressione reale raggiunge il dormiente, come suoni, voci, calore, freddo, sensazione del proprio corpo, esse non risvegliano in lui che immagini soggettive fantastiche. Poi l'uomo si sveglia. A prima vista, questo è uno stato di coscienza completamente diverso. Egli può muoversi, parlare con altre persone, fare dei progetti, vedere dei pericoli, evitarli, e così di seguito. Sarebbe ragionevole pensare che si trovi in una situazione migliore di quando era addormentato. Ma se vediamo le cose un po' più a fondo, se gettiamo uno sguardo sul suo mondo interiore, sui suoi pensieri, sulle cause delle sue azioni, comprendiamo che egli è pressoché nello stesso sta to in cui e ra quando dormiva. È anche peggio, perché nel sonno egli è passivo, cioè non può fare nulla. Nello stato di veglia, al contrario, egli può agire continuamente e i risultati delle sue azioni si ripercuoteranno su di lui e sulle persone intorno a lui. Eppure, non si ricorda di se stesso. Egli è una macchina, tutto gli succede. Egli non può arrestare il flusso dei suoi pensieri, non può controllare la sua immaginazione, le sue emozioni, la sua attenzione. Vive in un mondo soggettivo di 'amo', 'non amo', 'mi piace', 'non mi piace', 'ho voglia', 'non ho voglia', cioè in un mondo fatto di ciò che crede di amare o non amare, di desiderare o non desiderare. Non vede il mondo reale. Esso gli è nascosto dal muro della sua immaginazione. Egli vive nel sonno. Dorme. Quello che chiama la sua 'coscienza lucida' non è che sonno, e un sonno molto più pericoloso del suo sonno, la notte, nel suo letto."

Da Frammenti di un insegnamento sconosciuto.

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