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Immagine del redattoreIl Ricordo di Sé

Venti io più uno



Qualche anno fa mi trovavo a dirigere un incontro aperto in un paese straniero, che in quel periodo era tormentato da una grande inquietudine politica, con numerosi scioperi, scontri con la polizia e via dicendo. Mentre parlavamo, sentivamo i manifestanti sfilare, vedevamo i poliziotti tenuta antisommossa.

Si parlava dei molti io - una delle idee basilari della quarta via. Mi era venuto in mente di accendere una candela per sessanta secondi, chiedendo a ogni partecipante di registrare i vari ‘io’ che si fossero succeduti durante il minuto in cui la candela era accesa.


Accesi la candela, guardai l’orologio, la spensi. “Qualcuno ha notato i vari io che si sono susseguiti nella sua mente?” Nessuno. “Nessuno di voi ha notato i pensieri che, uno dopo l’altro, si sono affacciati?” Niente. In diversi scuotevano la testa negativamente. Sembrava che questi famosi ‘io’ non esistessero.

“Allora”, dissi, “Permettete che vi racconti quali io sono capitati a me.” E cominciai a elencare quello che avevo registrato, qualcosa come: “Bisogna che sia presente mentre faccio questa prova, è importante. “ “Ma è importante per me o per loro?” “Non c’è differenza.” “Quanto tempo è passato? 9 secondi.” “Forse avrei dovuto chiedere a qualcun altro di tenere il tempo. Adesso passerò questo minuto a guardare e riguardare i secondi.” “Stanno attente le persone nel pubblico? Sì, sembra di sì.” “Io e la fiamma. Respira. Stai concentrato e rilassato.” “Le fiamme sono sempre molto belle.” “Quanto tempo ora? 24 secondi.” “Nemmeno la metà del minuto.” "Presente, adesso, presente. Rimani qua." “ E i miei amici studenti? Eccoli là, ci stanno provando anche loro.” “Qualcuno nel fondo della sala si sta distraendo.” “Chissà se se ne rendono conto.”

Insomma, ho cominciato a descrivere l’enorme quantità di pensieri e sensazioni che, come sempre avviene per ogni persona, si susseguono in noi. Una ragazza, nel mezzo della sala, era visibilmente colpita. Rossa in volto. Prima, quando avevo chiesto se qualcuno avesse registrato il succedersi degli io, non sapeva di averne avuti tanti. Ma ora che elencavo i miei, si rendeva conto di averne avuti altrettanti. Forse si stava dicendo: “Ecco cosa sono gli io!”

Al termine del mio piccolo elenco la ragazza si è alzata in piedi, molto emozionata, e ha detto: “Voglio sapere come si entra nella vostra scuola.” Qualcuno dei miei amici studenti, seduto nel mezzo della sala, ha detto: “Si entra non credendo a questa moltitudine di io. Ad esempio, in questo momento, proprio qui fuori ci sono dei manifestanti che stanno sostenendo degli io, e dei poliziotti che stanno sostenendo degli io contrari, ed entrambi sono inutili.”

Quel che lo studente diceva era vero, anche se forse non opportuno in quel momento. Così come si era entusiasmata per l’elenco degli io in cui si era riconosciuta, la ragazza, che evidentemente condivideva le idee dei manifestanti, si offese per il fatto che venivano dichiarate inutili e uscì indignata senza una parola. Nel giro di pochi minuti aveva verificato l’idea dei molti io, e tuttavia aveva creduto a uno di essi tanto da andarsene.

Una nota: personalmente condividevo le istanze dei dimostranti; e non avrei detto, in quel momento, che l’io di protestare era inutile. Ciò non toglie che la persona ha avuto un’opportunità, e l’ha subito persa. Questione di ottave, di intervalli, di fortuna.

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